Sound of Freedom, diretto da Alejandro Monteverde, ha fatto parlare di sé in America non soltanto per i sorprendenti risultati al box office, ma anche per il controverso apprezzamento di alcuni ambienti vicini alla destra repubblicana, e addirittura al movimento di estrema destra QAnon.
In breve, il film tratta il tema dello sfruttamento sessuale di minori, raccontando la storia vera di Tim Ballard, ex agente federale e fondatore della ong Operation Underground Railroad, che si occupa proprio di individuare e smantellare reti di pedofili, salvando giovani vite dalle tratte. Secondo alcune interpretazioni, la pellicola sarebbe vicina proprio alle opinioni del gruppo QAnon, che da anni sostiene l’esistenza del cosiddetto Deep State, composto da esponenti democratici che sarebbero segretamente collusi con reti di pedofilia attive a livello globale.
In una recente intervista con Variety, il regista Alejandro Monteverde ha difeso la sua opera da tali attacchi, che definisce “semplicemente ridicoli”, sottolineando innanzitutto come la lavorazione sia iniziata nel 2015, ben due anni prima dell’esplosione della popolarità di QAnon.
«L’origine del film è stata trascurata, di proposito o involontariamente, dai media» ha dichiarato il regista. «E fornisce molte risposte a queste incomprensioni».
Secondo il racconto di Monteverde, l’idea per il film è nata nel 2015, dopo aver visto un servizio al telegiornale che parlava di traffico di minorenni. «Ciò che ho scoperto mi ha colpito profondamente», ha raccontato «perché non pensavo che fosse possibile. Nella mia mente non riuscivo a concepirlo… un adulto con un bambino».
Da quello spunto, è nata una prima sceneggiatura per The Mogul – questo il titolo della prima versione – che allora era una storia puramente di fantasia. Tutto è cambiato, però, quando il produttore del film ha incontrato Tim Ballard, un ex agente speciale che era stato assegnato al dipartimento di Crimini Online Contro i Minori, e che aveva lavorato come agente segreto per il dipartimento americano che si occupava di traffico di bambini. Lo script è stato quindi riscritto basandosi sulla sua esperienza.
Monteverde ha rigettato così tutte le critiche, comprese quelle che lo accusano di essere un film di propaganda religiosa cristiana: «Penso che etichette come “film sulla fede” escludano le persone, e il mio obiettivo come regista non è mai quello di escludere, ma al contrario quello di includere tutto il pubblico. Abbiamo pensato Sound of Freedom per le persone credenti, per quelle non credenti e per tutti coloro che stanno in mezzo».
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