Alla posizione numero 2 tra i film più visti questa settimana su Netflix troviamo Spaceman, interessante opera di Fantascienza firmata da Johan Renck con protagonista Adam Sandler, qui insolitamente impiegato in un registro drammatico. E, come già accaduto per Punch-drunk love (Ubriaco d’amore) di Paul Thomas Anderson o Diamanti grezzi dei Fratelli Safdie, appena l’attore newyorkese sceglie di muovere un passo fuori dalla zona di comfort e il suo genere di riferimento, ovvero quello della commedia o della comicità tendenzialmente demenziale, si trova puntualmente oggetto di un forte pregiudizio critico.
Ma c’é forse un altro motivo per l’iniziale scetticismo che ha accompagnato l’uscita di Spaceman, presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Berlino e quindi disponibile sulla piattaforma Netflix dal 1 marzo. Il debutto coincide infatti con il primo weekend di programmazione di Dune 2, un esordio da record, per un sequel tanto atteso (e soprattutto riuscito) da infrangere ogni precedente record di incassi. Molti stanno allora ipotizzando che la coincidenza tra i due film di fantascienza potrebbe aver penalizzato il lancio dello sci-fi con Adam Sandler, Carey Mulligan e Paul Dano (il quale non appare in video ma presta la voce al gigantesco ragno presente nella cabina spaziale, forse una presenza aliena, forse una proiezione dell’inconscio e del tormento del protagonista, Jakub Procházka, astrofisico ceco emigrato negli Stati Uniti).
Le similitudini tra Spaceman e Dune 2 si limitano comunque al genere fantascientifico, mentre la vera ispirazione di Adam Sandler e il suo astronauta, descritto come l’uomo più solo dell’universo, è evidentemente un altro classico imprescindibile, 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. La relazione tra David Bowman e la voce stentorea di Hal 9000, computer di bordo che si scopre progressivamente un essere senziente, è evidentemente presente in Spacemen e nel dialogo tra l’astronauta e il gigantesco ragno dalle fattezze kafkiane. Il che non significa in alcun modo che ci troviamo di fronte all’ennesima opera didascalica e derivativa, incapace di uscire dai cliché del genere più popolare della cinematografia contemporanea.
Le performance di Adam Sandler, Paul Dano, Carey Mulligan e Isabella Rossellini, interprete di una spietata dirigente della stazione spaziale, fanno infatti di quest’opera angosciante e claustrofobica una novità da non sottovalutare. Soprattutto, da vedere e analizzare senza pregiudizi, già che il talento melanconico e drammatico del protagonista sembra ancora una terra quasi inesplorata, tutta da scoprire.
Fonte: Screenrant
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