Ecco un estratto dell’articolo pubblicato sulla Special Edition Il Trono di Spade
E pensare che al provino per la parte di Tyrion Lannister, Peter Dinklage ci è arrivato pieno di pregiudizi. Essere un attore nano significa affrontare ruoli minori, ridicoli, buffi quando non addirittura offensivi; il fantasy, poi, si porta in dote pure il fastidio di armature scomode e barbe posticce. «Perfino ne Il signore degli anelli il nano è quello preso in giro da tutti!» si diceva Dinklage, reduce dall’esperienza non esaltante in Le cronache di Narnia: Il principe Caspian. Invece, il tocco geniale di George R.R. Martin è un’intuizione semplice: Tyrion non è un nano da fantasy (niente a che vedere con Gimli o con i 13 nani di Lo Hobbit), è un nano verissimo. Disprezzato dalla sua famiglia, accusato di aver ucciso sua madre (morta dandolo alla luce), guardato con disgusto da (quasi) ogni abitante di Westeros, Tyrion Lannister è in assoluto uno dei protagonisti più amati dai fan delle Cronache del ghiaccio e del fuoco e de Il Trono di Spade: la sua condizione di emarginato è dolorosa ma anche modernissima e gli fornisce uno sguardo lucido e disincantato che lo avvicina alla sensibilità contemporanea di lettori e spettatori. Non guasta, poi, che a Tyrion siano affidate molte tra le battute migliori: non potrà mai essere un imbattibile spadaccino, ma la sua lingua appuntita sa come lasciare cicatrici.
Il bello è che Peter Dinklage, 43 anni e una lunga gavetta alle spalle, conserva acume, fascino e ironia anche fuori dal set. Chiunque lo conosca, racconta di una personalità luminosa e debordante. Com’è facile immaginare, non ha avuto una giovinezza semplice. Affetto da acondroplasia (una forma di nanismo che inibisce la crescita degli arti), durante il liceo è arrivato a parlare di suicidio con il suo migliore amico – «Ma non ci ho mai pensato sul serio. Ero depresso e arrabbiato, come tanti adolescenti, ma avevo anche un ego smisurato, ero convinto di essere un genio e un grande artista» – e, dopo essersi laureato in recitazione, ha vissuto per un bel po’ a New York, in un appartamento da cliché cinematografico, senza acqua calda e continuamente scosso dal passaggio della metro. […]
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