Ecco un estratto dell’articolo pubblicato sulla Special Edition Il Trono di Spade
In Missing, serie 2012 di brevissima durata, Sean Bean salta in aria al terzo minuto, prima ancora della sigla. Il sospetto che l’attore si diverta un mondo a prenderci in giro è forte: il numero di volte in cui è trapassato, su grande schermo, supera la ventina, per non parlare dei trascorsi televisivi. Inoltre, non pensiate che Sean si accontenti di morti normali. Nel corso della sua carriera è stato: inseguito da un gregge di mucche fino a schiantarsi giù da una collina (Il campo, 1990), impalato dall’ancora di una nave per poi esplodere (Giochi di potere, 1992), schiacciato da un’antenna in fiamme (GoldenEye, 1995), sepolto vivo (Don’t Say a Word, 2001), trafitto dalle frecce degli Orchi (Il signore degli anelli: La compagnia dell’anello, 2001), arpionato da un uncino (The Island, 2005), congelato nudo nella neve (Far North, 2007), squartato da quattro cavalli (ma tanto aveva già la peste, Black Death, 2010). Senza contare tutte le volte in cui si è “semplicemente” beccato una pallottola (solo qualche esempio: Equilibrium, The Hitcher). Per questo gli spettatori più attenti e cinefili avrebbero forse potuto prevedere che anche in Il Trono di Spade avrebbe fatto una misera fine, nonostante l’apparente ruolo di protagonista. Eppure, anche se siamo abituati a vederlo schiattare con la stessa frequenza del Kenny di South Park, il momento in cui il boia cala la scure sul suo collo è quello in cui cominciamo a prendere coscienza che, nell’universo di Martin, nessuno è al sicuro.
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