Ecco un estratto dell’articolo pubblicato sulla Special Edition Il Trono di Spade
DRACARYS. Se siete fan di Il Trono di Spade, anche solo leggere questa parola risveglierà in voi un brivido, proprio come, nei draghi di Daenerys, scatena l’urgenza di incenerire i nemici. Se non siete fan di Il Trono di Spade, è molto probabile che non abbiate avuto (ancora) l’occasione di vedere la serie HBO tratta dalle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin e diventata, dal 2011 a oggi, fenomeno di culto globale. Forse è l’appartenenza al genere fantasy a intimidirvi: vi fa pensare a tribù di nerd che fuggono la luce del sole per giocare a Dungeons & Dragons, siete appena stati delusi da Lo Hobbit di Peter Jackson, non volete neppure sentire nominare Twilight o Harry Potter. Eppure, Il Trono di Spade, giunto quest’anno alla terza stagione, non è un fantasy come quelli che avete visto finora. E riesce nell’onorevole impresa di piacere a (quasi) tutti. Tanto per cominciare, ci sono battaglie, tradimenti, duelli a fil di spada, un ribollire costante di colpi di scena, cicli di vendette e crudeltà d’ogni genere. Ci sono i draghi e ci sono gli zombie (ovvero gli Estranei, creature soprannaturali, oltre la Barriera). Abbondanti nudità, qualche sprazzo orrorifico, un tocco di splatter (che infatti hanno sollevato le proteste degli spettatori cattolici, vedi a pag. 35). Machiavellici intrighi di palazzo e scenari accuratissimi di fantapolitica storica (in Usa lo chiamano “historical fantasy”). C’è un’indagine quasi filosofica sul concetto di potere. Ci sono battute folgoranti e dialoghi densi d’ironia. Soprattutto, c’è una schiera di personaggi memorabili e complessi: tra loro, uomini dall’intelligenza tagliente e donne determinate, lontanissime dal cliché della damigella in pericolo. Insomma, ce n’è per tutti, e per giunta la confezione ha l’impeccabile qualità cui il brand HBO (lo stesso di serie capitali per la storia della tv, come I Soprano o Sex and the City, o di grande successo come True Blood) ci ha abituato.
«Il Trono di Spade è I Soprano nella Terra di Mezzo» ha spiegato David Benioff (autore del romanzo La 25ª ora e della relativa sceneggiatura del film di Spike Lee), che insieme a D.B. Weiss cura gli script e la produzione della serie. La Terra di Mezzo in questione (che qui prende il nome di Westeros ed Essos) è un universo stratificatissimo, d’ambientazione medievaleggiante, come da tradizione fantasy, ma con una particolarità: le stagioni, qui, durano lustri, a un’estate lunga e fruttuosa seguono anni di inverno gelido, oscuro e spietato.
«L’inverno sta arrivando», il motto di casa Stark, riassume alla perfezione l’essenza di Il Trono di Spade: una minaccia atavica, smisurata e portentosa, incombe oltre la Barriera, il confine settentrionale di Westeros presidiato dai Guardiani della Notte e assediato dai Bruti; e può sorprendere chiunque, re, principi, prostitute, guerrieri, bambini, sacerdoti, contadini. Il Trono di Spade rievoca un mondo ancestrale e primigenio, dove i ragazzini infilzano altri ragazzini per aver salva la vita, i fratelli vendono le proprie sorelle per garantirsi l’appoggio di un esercito, religioni crudeli reclamano sacrifici umani e una vena di follia scorre in tutti i regnanti, protagonisti di rapporti incestuosi più o meno stretti, più o meno dichiarati (come quello tra i due fratelli gemelli, Jaime e Cersei Lannister). […]
© RIPRODUZIONE RISERVATA