Speciale Far East: viaggio nel cinema asiatico
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Speciale Far East: viaggio nel cinema asiatico

Dai remake di What Women Want (nella foto) e Paranormal Activity, ai noir coreani che fanno invidia all’Occidente. E poi l’horror di Park Chan Wook girato con l’IPhone 4, il cinema erotico giapponese e i gioielli sconosciuti di Thailandia e Singapore

Speciale Far East: viaggio nel cinema asiatico

Dai remake di What Women Want (nella foto) e Paranormal Activity, ai noir coreani che fanno invidia all’Occidente. E poi l’horror di Park Chan Wook girato con l’IPhone 4, il cinema erotico giapponese e i gioielli sconosciuti di Thailandia e Singapore

La geografia del cinema mondiale è in continuo mutamento. Se non in termini economici (dove il dominio hollywoodiano si fa sempre sentire) sicuramente nei termini dell’accessibilità alle opere. L’ultimo decennio ha sancito la nuova centralità del cinema asiatico che entra e (molto spesso) vince i concorsi dei grandi festival internazionali, arriva nelle sale cinematografiche occidentali, come nelle case dei più abili ricercatori di prodotti home video. Eppure, quello di cinema asiatico rimane un concetto magmatico e superficiale, incapace di sintetizzare esperienze cinematografiche così discordanti per origini, tradizioni ed estetica. Dalla salutare ed energica anarchia del migliore cinema di Hong-Kong, alla perfezione formale del cinema della Corea del Sud, passando per la varietà indecifrabile di quello giapponese, e la ricchezza delle produzioni cinesi, sempre in bilico tra tentazioni di rilettura patriottica della propria storia e un sotterraneo bacino di storie stimolanti che raccontano un paese in continua trasformazione. Senza neanche entrare nello sterminato universo del cinema indiano, che richiederebbe una trattazione specifica e che esula dal nostro campo di indagine. Ma non dimenticando l’irriverenza folle del cinema tailandese, la grande tradizione di quello filippino o l’autorialità di quello taiwanese, che proprio quest’anno produrrà il film storico Seediq Bale, investendo la cifra record di 24 milioni di dollari. In questo lungo percorso di crescita e diffusione, tra impennate qualitative e brusche frenate, un propulsore importante è stato il Far East Film Festival: fiore all’occhiello della piccola città italiana di Udine, ogni anno travolta dai colori e dai sapori di una rassegna unica, che quest’anno festeggerà la 13° edizione, dal prossimo 29 aprile, fino al 7 maggio. Un termometro attendibile dello stato del cinema asiatico, ma anche un luogo familiare, lontano sia dal glamour di happening come Cannes e Venezia. Qui si respira grande cinema – anche commerciale – ma che non ha bisogno della legittimazione delle major, si riscoprono autori e si spezzano le barriere tra chi i film li fa e chi li vede. Il tutto attraverso un perfetto equilibrio tra cinema popolare e grandi autori, riconosciuti internazionalmente. Per questo abbiamo scelto proprio il programma del Festival di quest’anno, ricco di anteprime internazionali, come guida per proporvi un viaggio attraverso il cinema dell’estremo oriente, dalle cinematografie più note e affermate, a quelle emergenti. Senza dimenticare che quest’anno, dopo i tragici fatti accaduti in Giappone, il FEFF diventa anche simbolo di rinascita culturale di un paese che non vuole saperne di restare in ginocchio.

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