Il re dell’horror Stephen King ha visto migliaia di film nel corso della sua carriera, ma uno di essi ha lasciato un’impressione talmente negativa su di lui da spingerlo a definirlo senza mezzi termini come il “peggiore film horror” che abbia mai visto. Nonostante la sua fama e il suo impatto nel genere, il film in questione è ben lontano dall’essere un classico del terrore. Ma cosa c’è dietro questa dura valutazione?
Con il suo ampio background nella scrittura di storie horror, King è in grado di riconoscere rapidamente quei film che catturano l’essenza del terrore psicologico, ma anche quelli che, pur cercando di farlo, non riescono a lasciare il segno. Spesso l’autore usa il suo account Twitter per consigliare pellicole horror che considera meritevoli di attenzione (ne è stato un esempio Strange Darling), o per riscoprire gioielli dimenticati del genere. Allo stesso modo, non si tira indietro quando si tratta di esprimere la sua disapprovazione per determinati film. Un esempio lampante di questo è quando, nel 2021, ha dichiarato quale fosse il peggior film horror che avesse mai visto: «Qual è il peggior film horror che abbiate mai visto? Per me, Blood Feast».
Questa dichiarazione di Stephen King, diretta e senza mezzi termini, potrebbe sembrare particolarmente dura, ma in effetti rispecchia una valutazione ben ponderata. Blood Feast è una pellicola che non solo non riesce a soddisfare le aspettative cinematografiche, ma è anche considerata una delle opere più discutibili nel panorama dell’horror. Nonostante la sua fama negativa, il film ha acquisito un’importanza storica, che lo rende un pezzo fondamentale del genere. Uscito nel 1963 e diretto da Herschell Gordon Lewis, Blood Feast ha avuto il merito (o la colpa, a seconda dei punti di vista) di essere il primo film splatter americano. Con il suo approccio innovativo, ha spinto i limiti della violenza, del sesso e del gore, ma l’ha fatto con una narrazione che spesso lascia molto a desiderare.
Nel contesto storico in cui è stato prodotto, Blood Feast rappresenta una sorta di “momento di rottura”. Nel 1963, il Codice Hays (una serie di linee guida per la censura cinematografica) stava lentamente perdendo di potere, mentre Psyco di Alfred Hitchcock aveva già dato un forte impulso alla crescita del genere slasher, inaugurando una nuova era per il cinema horror. In questo scenario, Lewis ha preso consapevolmente la decisione di realizzare un film che avrebbe superato ogni limite di decenza e sensibilità, tentando di sfruttare la crescente tolleranza del pubblico verso la violenza sullo schermo. Il risultato è stato un film che, pur mancando di coerenza narrativa e qualità tecnica, ha creato un nuovo genere: lo splatter.
La trama di Blood Feast, per quanto possa sembrare assurda e poco sviluppata, ruota attorno alla figura di Fu’Ad Ramses, un serial killer che uccide donne per raccogliere i loro organi e utilizzare il sangue per resuscitare la dea egizia Ishtar. Il film si concentra principalmente sulle atrocità che il protagonista infligge alle sue vittime, con scene di mutilazioni estremamente esplicite che sembrano non avere altro scopo se non quello di shockare il pubblico. Nonostante la brevità della pellicola (67 minuti), l’intento principale di Lewis appare chiaro: scandalizzare. Ogni momento del film è studiato per creare un’atmosfera di repulsione disgusto, senza un vero sviluppo dei personaggi o una trama che giustifichi l’eccesso di violenza. Ramses non è un personaggio con motivazioni complesse, ma piuttosto una figura vuota che agisce solo per alimentare un’ossessione per la resurrezione, senza che venga mai spiegato il motivo della sua fanatica devozione alla dea egizia.
Nonostante la sua scarsa qualità, Blood Feast ha avuto un successo inaspettato, in gran parte grazie alla sua campagna marketing sensazionalistica. Durante la prima del film, furono distribuiti sacchetti per il vomito, e la locandina vantava dichiarazioni provocatorie come «Niente di così scioccante nella storia dell’horror». Questi tentativi di creare un’aura di “evento cinematografico” hanno attirato una curiosità morbosa che ha portato il film a incassare 4 milioni di dollari, contro un budget di soli 24.500 dollari, un successo clamoroso per un film così a basso costo.
Ma, al di là dei numeri, ciò che Blood Feast ha realmente fatto è stato normalizzare una forma di violenza estrema sullo schermo, aprendo la strada a un tipo di cinema che sarebbe stato seguito da una miriade di film che avrebbero continuato ad esplorare temi di violenza e gore senza remore. Ramses, per quanto sia un personaggio rozzo e privo di profondità, ha anticipato l’archetipo dell’assassino senza scrupoli, una figura che sarebbe stata ripresa e trasformata in leggende dell’horror come Jason Voorhees e Michael Myers.
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Fonte: SlashFilm
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