Supacell ha conquistato il pubblico di Netflix con la sua narrazione convincente, che unisce l’elemento fantastico e supereroistico a scenari e personaggi radicati nella realtà. Indubbiamente, tra i fattori di maggiore interesse della serie tv c’è l’origine dei poteri dei nostri protagonisti che, nell’universo creato dallo showrunner Rapman, sono legati a una malattia genetica ereditaria del sangue: l’anemia falciforme.
Supacell presenta un ampio parterre di personaggi, guidati da Michael Lasaki, un giovane del sud di Londra che scopre di avere la capacità di viaggiare nel tempo, svolta che gli permette di cercare di salvare la fidanzata Dionne da morte certa. Ben presto, però, si rende conto di non essere l’unico a possedere capacità incredibili, poiché cominciano ad emergere altri individui dotati di superpoteri. Ognuno di loro ha una storia e un’abilità diversa; eppure, ciò che li accomuna, è proprio il loro legame con l’anemia falciforme.
Nella vita reale, l’anemia falciforme è provocata dalla mutazione di un gene che controlla la produzione di emoglobina, sostanza che aiuta il sangue a trasportare l’ossigeno in tutto il corpo. Normalmente, i globuli rossi sono caratterizzati da una forma circolare, con una parziale rientranza al centro, che gli consente di passare agevolmente attraverso i vasi sanguigni. Come suggerisce il nome della malattia, i globuli falciformi si deformano in una sorta di “falce” o mezzaluna, il che compromette la loro capacità di trasportare ossigeno e può persino indurre la milza a considerarli tessuti malati e attaccarli.
Tra i sintomi dell’anemia falciforme che riporta la Johns Hopkins University, ci sono: anemia, dolore acuto, problemi debilitanti al petto, ittero, priapismo e persino ictus, con complicazioni che vanno dalle ulcere alle gambe all’insufficienza degli organi. Inoltre, chi ne soffre ha un’aspettativa di vita stimata di circa 20 anni inferiore rispetto a chi non ne è affetto.
Curiosamente, il tratto genetico che causa l’anemia falciforme è molto più comune tra i neri e gli afroamericani. Come spiega il CDC, delle 100.000 persone colpite dalla malattia negli Stati Uniti, più del 90% sono nere o afroamericane non ispaniche, e una stima del 3%–9% sono ispaniche o latine. In maniera intelligente, Supacell sfrutta questa base scientifica per confezionare un serie tv con protagonisti supereroi di colore. Anche se l’origine dei poteri viene naturalmente rielaborata con fantasia, il fatto che Rapman attinga a una condizione medica reale in sede di sceneggiatura rende questa origin story ancora più potente.
Nella serie, i superpoteri di ogni personaggio rimangono latenti e si attivano solo in circostanze specifiche, più che altro situazioni di pericolo intenso, come nel caso di Michael, che ottiene la capacità di viaggiare nel tempo quando si scontra con la possibilità che la sua fidanzata muoia. Lo stesso Rapman, creatore della serie, è intervenuto sulle ragioni che lo hanno spinto a puntare su una storyline del genere, che potesse fondere evidenza scientifica e finzione narrativa, rifacendosi ad alcuni tropi delle origin story dei supereroi:
«Fondamentalmente, si trattava di trasformare una debolezza in una forza, e quella forza è aumentare la consapevolezza su di essa. Fare in modo che, chiunque soffra di qualcosa o si trovi in una condizione simile, possa guardarlo e dire: ‘Finalmente, le persone capiranno cosa sto passando.’ E immagina pensare: ‘Qualcosa che mi ha abbattuto può rendere i miei figli straordinari… immagina come sarebbe.’ L’intento era di farli sentire visti, forti, e aumentare la consapevolezza, perché troppe persone non ne hanno mai sentito parlare. Penso che sia grandioso che il potere provenga da questo… è folle pensare che possa scaturire dalla malattia così come è folle pensare che questa malattia colpisca più che altro chi ha la pelle scura».
La sceneggiatura di Rapman esplora in maniera originale ed efficace una grave condizione medica che colpisce una comunità specifica, aumentando al contempo la consapevolezza su una malattia debilitante del mondo reale: un approccio complesso che spiega non solo perché Supacell sia stata così ben accolta, ma anche perché sia considerata molto più di una semplice storia di supereroi che combattono il crimine.
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Foto: Netflix
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