Dopo il successo di Baby Reindeer e della terza stagione di Bridgerton la classifica delle serie più viste sulla piattaforma Netflix ha trovato una nuova numero 1. Si tratta ancora di uno show di produzione britannica, Supacell: insolita storia di supereroi ambientata nelle più pericolose periferie di South London. E se l’idea che persone comuni possano improvvisamente sviluppare dei super poteri non è totalmente nuova, si tratta certamente della prima serie incentrata solo e unicamente su personaggi afro-discendenti.
La mente di Supacell è Rapman, qui in veste di creatore, showrunner, sceneggiatore e regista principale della serie. E se il nome vi suona nuovo, si tratta di uno dei rapper più famosi e influenti della scena inglese. L’artista, il cui vero nome è Andrew Onwubolu, nato a Londra nel 1989 da genitori nigeriani, ha infatti già firmato una serie Youtube da 10 milioni di visualizzazioni, Shiro’s Story, successo che gli è valso un contratto con la leggendaria ROC Nation di Jay-Z.
Anche al centro delle tre parti di Shiro’s Story c’erano le gang delle periferie londinesi, i temi della rivalsa, la fedeltà, l’amore e la vendetta, uno dei leitmotiv che contraddistinguono la produzione di Rapman. La condizione dei ragazzi neri e lo scontro tra le gang di Peckham e Deptford, vissute per altro dal rapper nella sua reale storia di vita, avevano già ispirato i suoi primi album e la cosiddetta Blue Story Trilogy (2013–2014), destinati a ispirare nel 2019 anche il suo film di debutto, Blue Story, premiato ai BAFTA Award.
Citando Spike Lee, ma anche Martin Scorsese e il suo Quei Bravi Ragazzi come uno dei suoi film preferiti, Rapman ha quindi voluto rappresentare una storia di supereroi che fosse interpretata solo e unicamente da attori neri e che fosse intrise della realtà, la violenza e il crimine che dominano la vita nei sobborghi londinesi.
«Quando c’è mai stato un cast interamente nero in una serie britannica? Io non ho mai visto niente del genere – ha quindi sottolineato il rapper in un’intervista con Variety -. Spero soltanto che questo possa aprire nuove porte. Ho pensato: se me lo lasciano fare, con tutto quello che deve esserci, il gore, il sangue e il fattore sorpresa, forse anche altri network vorranno fare qualcosa del genere. Sento molta pressione, perché tutto questo non riguarda solo me, ma il futuro della TV britannica».
E voi cosa ne pensate? Avete già visto Supacell su Netflix? Fateci conoscere le vostre opinioni, come sempre, nei commenti.
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