Taika Waititi si scaglia contro le richieste di inclusività nei film: «Sono stanco di tutto questo»
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Taika Waititi si scaglia contro le richieste di inclusività nei film: «Sono stanco di tutto questo»

Secondo il regista di Thor: Love and Thunder la parola "diversità" è sbagliata e così le continue richieste degli studios

Taika Waititi si scaglia contro le richieste di inclusività nei film: «Sono stanco di tutto questo»

Secondo il regista di Thor: Love and Thunder la parola "diversità" è sbagliata e così le continue richieste degli studios

taika waititi

Inclusività” è, senza dubbio, una delle parole che meglio definisce il periodo storico che la società sta vivendo, anche e soprattutto dal punto di vista artistico e cinematografico. Croce e delizia di molti progetti, le discussioni sulle scelte di casting sono ormai all’ordine del giorno e lo dimostrano i recenti casi della serie Netflix su Cleopatra e il nuovo remake live-action de La Sirenetta. Un aspetto, questo, che non ha stancato solo una parte di pubblico, ma anche un regista come Taika Waititi.

Durante un recente evento organizzato da The Hollywood Reporter, Raising Our Voices, il regista di Thor: Love and Thunder si è lasciato andare ad alcune considerazioni sul tema in questione. Ha cominciato dicendo che, a suo giudizio, la parola diversità è sbagliata:

L’idea di diversificazione sullo schermo non è appropriata, perché confonde tutti e quello che succede è che la si sta prendendo come un ‘Dobbiamo includere una persona di ogni singola razza e background e parte dell’esperienza umana in ogni show o qualsiasi cosa venga fatto’. Non è questa la realtà, non è autentica.

Waititi, neozelandese di origini maori, ha poi citato un esempio vicino a lui, dicendo che non vuole vedere un personaggio-gettone polinesiano in uno show, ma piuttosto trovare storie scritte e dirette da polinesiani, di modo che non ci sia uno «showrunner bianco a dirci le regole e come fare le cose».

Si è detto poi contento di vedere numerosi prodotti in cui i protagonisti non sono bianchi, come accaduto in passato, citando l’esempio di Beef – la serie Netflix con protagonisti Steven Yeun e Ali Wong – e la serie Atlanta di e con Donald Glover. Tuttavia, ha poi lanciato un j’accuse proprio nei confronti delle produzioni che sembrano puntare esclusivamente sul riempire delle caselle e fare dell’inclusività un discorso forse troppo “pesante” per poter cambiare le cose:

Smettetela di chiederci cosa fare, come sistemare le cose, ok? Sono stanco di tutto questo, della diversità, delle conversazioni sull’inclusività, di tutto questo. Non succederà in due anni, neppure in quattro. È un viaggio molto lungo. Quindi inciamperemo, dovremmo inciampare insieme – voi ragazzi fate la maggior parte dell’inciampo. Ci arriveremo, ma non aspettatevi che venga risolto così di colpo.

Negli ultimi tempi, ha suscitato molto clamore e polemica la decisione dell’Academy di introdurre nuove regole proprio sull’inclusività nei film, sia a livello di cast che di troupe. Una scelta osteggiata anche da numerosi artisti che si sentono in qualche modo costretti nelle loro scelte. Richard Dreyfuss, senza mezzi termini, ha definito queste novità «vomitevoli».

Cosa ne pensate? Siete d’accordo con Taika Waititi sulla questione? Diteci la vostra nei commenti.

Foto: Neil Mockford/FilmMagic

Fonte: THR

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