La rassegna cinematografica Terra Sacra: Il cinema dopo il sisma, ospitata presso l’Auditorium della Mole di Ancona, curata dai giornalisti Maria Laura Ramello e Giorgio Viaro in collaborazione con il festival Corto Dorico, della quale Best Movie è media partner, è proseguita nella giornata di ieri con la proiezione del corto animato Stone Heart di Humberto Rodrigues (proiettato alle ore 18) e del film di animazione Yaya e Lennie – The Walking Liberty di Alessandro Rak. Alle 21 il regista Pippo Mezzapesa ha poi presentato due sue opere: il cortometraggio SettanTA e il film Il bene mio.
Yaya e Lennie – The Walking Liberty e Stone Heart, entrambi sospinti dalle potenzialità di un cinema post-apocalittico fantasioso e politico, raccontano di un pianeta Terra svuotato, ferito, abbandonato al proprio destino, deprivato di spazi abitabili. Un relitto sul quale non rimane altro che sporcarsi le mani con atti pragmatici di resistenza, anche solo per poter confidare di riappropriarsi di un suolo al quale chiedere asilo e salvezza e ipotizzare un futuro possibile. Tanto Yaya e Lennie, due ragazzi sperduti in una Napoli che i cataclismi geologici hanno ridotto a foresta impenetrabile, quanto il protagonista di Stone Heart, ultimo uomo alla fine dei tempi, circondato da un mondo che sembra un enorme cratere di pietra, sono spiriti liberi in cerca di speranze e cure concrete: esseri umani e organismi biologici a caccia di utopie da raccogliere come fiori tra le macerie, prima che appassiscano definitivamente sotto il peso di guerre, epidemie e scarsità di risorse.
Il regista Alessandro Rak, nome di punta dell’animazione italiano e figura di riferimento della factory Mad Entertainment, presentando il corto ha detto: «Il tema apocalittico è un tema legato all’urgenza. Nell’animazione si lavora di squadra, la mia si è formata a Napoli circa dieci anni fa e mi accompagna dal primo film che ho fatto fino a questo. Il nome The Walking Liberty deriva invece da una moneta da mezzo dollaro americano d’argento, andata fuori corso come tutte le monete legate al metallo prezioso. Questa moneta divenne famosa grazie alla raffigurazione di una donna che camminava simboleggiando la libertà e anche grazie alla prestidigitazione, visto che essendo realizzata in argento aveva il peso giusto per i giochi di prestigio. Il cinema d’animazione è un po’ una prigionia, bisogna lavorarci 2-3 anni anche se con piacevolezza naturalmente, per cui volevamo esplorare il concetto di libertà. Col Covid prigionieri lo siamo poi diventati tutti e ci siamo ritrovati reclusi, costretti a dover lavorare al film a distanza l’uno dall’altro».
Elia (Sergio Rubini), il protagonista de Il bene mio di Pippo Mezzapesa, è l’ultimo abitante di Provvidenza, un paese fantasma nella campagna pugliese svuotato dal terremoto, e si strugge nel ricordo della moglie Maria, maestra che ha perso la vita sepolta sotto le macerie. Un film direttamente riconducibile all’esercizio della memoria in luoghi colpiti da disastri naturali: Elia è un orgoglioso e malinconico esempio di resistenza, l’unico individuo a voler restare ancorato al passato del suo borgo, mentre il sindaco che vorrebbe murarlo definitivamente e la maggior parte degli abitanti desirerebbero soltanto dimenticare tutto, andare avanti, ricominciare.
Popolato da anime e corpi resilienti, alle catastrofi ambientali e al silenzio assordante e complice delle istituzioni, è anche il cortometraggio SettanTA, per la regia dello stesso Mezzapesa. Siamo a Taranto, nel Rione Tamburi, il più vicino all’Ilva: uno dei quartieri più inquinati d’Europa, dove la salute e il lavoro sono beni sospesi. Qui, all’ombra delle ciminiere e nel cuore delle case-parcheggio, Enzo “Baffone” organizza una singolare riffa: chiede un euro da puntare su una lotteria quotidiana e in cambio mette in palio una cesta piena di alimenti, salumi, formaggi, biscotti.
Mezzapesa, nel suo faccia a faccia col pubblico anconetano, a proposito de Il bene mio ha dichiarato: «Si trattava di un film sulla conservazione della memoria, a prescindere dal terremoto. Volevo raccontare la storia di un uomo che lotta per preservare la memoria di un luogo che una serie di persone, anche con le loro motivazioni legittime, abbandonano. Elia è un custode della memoria collettiva, cerca di superare il suo dolore ricongiungendo i pezzi, tentando di non dimenticare. Vuole mantenere vivo il ricordo di una comunità che si è smembrata. Nonostante tutto si tratta di un uomo che vuole la vita e gli individui intorno a sé, è una persona solare, ha una sua filosofia, è uno che accoglie in tutti i sensi».
«Per il titolo ne abbiamo considerati tantissimi poi scartati – rivela infine il regista con un divertente aneddoto – Il paese fantasma, il più ovvio; poi in un momento lisergico della scrittura anche I resti del mammut, che si sarebbero dovuti trovare a Provvidenza ma che ovviamente la produzione bocciò, invitandoci giustamente a tornare lucidi (ride, ndr); Quel poco che rimane, che descriveva bene il film in effetti, anche se quando sulla prima pagina della sceneggiatura ho letto “Quel poco che rimane di Pippo Mezzapesa” mi è preso un colpo! Poi, in uno dei miei tanti viaggi da Roma alla Puglia, ho sentito Lu bene mio, questa canzone bellissima del cantautore pugliese Matteo Salvatore rifatta anche da Vinicio Capossela, e Il bene mio mi è sembrato il titolo perfetto per descrivere la parabola di Elia».
Il ciclo di proiezioni è parte integrate di TERRA VIVA!, il programma di eventi collaterali che accompagna la mostra TERRA SACRA, allestita fino all’8 maggio alla Mole Vanvitelliana.