La pellicola di apertura della trentatreesima edizione del Torino Film Festival convince senza però troppo entusiasmo critica e pubblico, attraverso l’opera diligente di un team prevalentemente al femminile.
Personaggi di finzione come Maud (Carey Mulligan) si mescolano con eventi e protagonisti storici nel primo film dedicato alla lotta perseguita dalle donne inglesi di inizio ‘900 per ottenere il diritto di voto.
Come sostenuto in conferenza stampa dalla regista Sarah Gavron si è preferito evitare di girare un biopic su Emmeline Pankhurst (Meryl Streep), grande leader del movimento negli anni ’10, per concentrarsi più sulle donne del popolo, le lavoratrici che più avevano da perdere a causa dei propri ideali. Questo perché a detta dell’autrice era importante cogliere in quella lotta un elemento di attualità; ancora oggi infatti, sia in occidente che nel resto del mondo, siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento della parità tra i sessi: «si pensi ad esempio – continua la Gavron – alla differenza salariale a parità di professione, all’importanza di avere il diritto di tutela sui figli, le violenze sessuali, il traffico di schiave… Questo film è stato realizzato anche per combattere il fenomeno dell’astensione giovanile dal voto, dilagante sia nel Regno Unito che in Italia. Dopo una delle anteprime inglesi del film è stato bello sentirsi dire da alcune ragazze che non rinunceranno mai più al proprio diritto di votare».
La sceneggiatrice Abi Morgan aggiunge: «Avevo già scritto sceneggiature per biopic come The Iron Lady e la sfida in quei casi riguarda il prendere una personalità e una vita molto significative e riuscirle a contestualizzare nel periodo storico. Nel caso di Suffragette, a fronte di quasi quarant’anni di protesta pacifica, ci siamo concentrate su quei sedici mesi cruciali in cui la lotta raggiunse il suo apice; in questo particolare periodo abbiamo calato il personaggio di Maud che riassume l’atteggiamento di tante donne che sono passate dall’essere osservatrici passive alla militanza più fervente. Su consiglio di Sarah (la regista, ndr) ho dovuto rinunciare alla mia vena hollywoodiana e nel finale scegliere di non concentrarci sul destino dei personaggi ma piuttosto sui traguardi raggiunti e ancora da raggiungere in termini di parità di diritti. In Arabia Saudita solo quest’anno è stata concessa alle donne la facoltà di votare per le elezioni municipali, ma al seggio devono comunque essere accompagnate dal marito o da un tutore; la strada da fare è ancora molta.»
La produttrice Faye Ward ha concluso: «Il nostro obiettivo è quello di rendere consapevole il pubblico dell’importanza dei sacrifici delle suffragette; tutte e tre (con la regista e la sceneggiatrice, ndr) abbiamo realizzato anche il film Brick Lane, sulla vita di una donna musulmana nella comunità londinese. Anche con questa pellicola vogliamo perseverare nell’intento di dare voce a chi non ne ha.»
Il film, la cui uscita nelle sale italiane è prevista per marzo 2016, è stato il primo ad essere girato anche nella Camera dei Comuni, all’interno del parlamento inglese.
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