In attesa dell’arrivo della seconda stagione (dal 3 febbraio su Premium Crime e dal 4 febbraio su FoxCrime), in contemporanea con gli Stati Uniti, il 13 febbraio sarà disponibile in home video la prima stagione completa di The Following, in due differenti versioni: Blu-ray e Dvd (scopri qui i contenuti extra). La storia ha come protagonisti un ex agente dell’FBI, Ryan Hardy (Kevin Bacon) e il serial killer Joe Carroll (James Purefoy). Nel 2003 Hardy cattura Carroll che però evade nel 2013 e torna alle sue attività criminali, ma questa volta ha un esercito dalla sua parte, quello dei followers che si è creato grazie ai social network negli anni di prigionia. Una vera e propria setta che ha come culto l’omicidio, come mentore Carroll e come guida i romanzi di Edgar Allan Poe.
Moderato da Marco Spagnoli l’incontro di Roma ha visto come protagonista Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense membro dell’American Society of Criminology e dell’European Society of Criminology, autrice di trasmissioni televisive e docente universitario. Ecco il punto di vista dell’esperta riguardo la serie:
Quanto è realistica l’idea di un serial killer come Joe Carroll?
Roberta Bruzzone: «Molto realistica, i criminali sono consapevoli e abili nella psicologia, sanno fin dove spingersi con le vittime, e hanno capacità di immedesimarsi nella preda. In questa forma specifica non si è ancora verificato uno scenario come quello della serie televisiva, ma è decisamente realistico, non lontano dall’essere realizzabile. Molti assassini hanno ricevuto in passato, e ricevano ancora, lettere di affetto e stima, talvolta anche d’amore!».
Quanto la pressione mediatica è coinvolta nel creare questi followers?
RB: «È un ingrediente determinante che fa la sua parte. Il gioco mediatico è costruire due barricate, e alcuni soggetti attuano un processo d’identificazione schierandosi dalla parte degli innocentisti».
Quanto è probabile che i “nemici” siano vicini e non estranei?
RB: «La statistica italiana parla chiaro. Gli atti criminali violenti sono inflitti principalmente da parte di persone conosciute dalla vittima. Il nemico e più vicino di quanto si pensi».
E realistico il reclutamento via internet?
RB: «Già succede, è uno dei mondi in cui cerchiamo di confrontarci, perché molti dei reati in cui sono coinvolti gli adolescenti ad esempio partono da li».
Perché in Italia una serie come Romanzo Criminale ha potenzialmente un’influenza maggiore sui giovani rispetto a The Following?
RB: «The Following presenta dei modelli culturali intriganti, ma lontani dai nostri canoni, non ci assomigliano, mentre Romanzo Criminale siamo noi, o meglio è una storia legata di più al nostro territorio. I ragazzi s’identificano di più con i personaggi della Banda della Magliana, con dei ragazzi di borgata. Questo perché gli esseri umani sono progettati per seguire i modelli, ecco perché i figli rimangono in famiglia per tanti anni; abbiamo bisogno dei modelli per crescere. Impariamo per quello che osserviamo, e abbiamo bisogno di qualcosa di vicino a noi. Inoltre gli italiani e gli americani hanno due differenti approcci. E’ più facile condizionare un americano rispetto a un europeo perché abbiamo strumenti critici differenti. Loro crescono in maniera procedurale. Ecco perché l’influenza di un personaggio come Joe Carroll è realistica per loro: chi entra nella setta non deve assumersi responsabilità e non dovrà mai più decidere, ma solo agire».
Sotto, il Blu-ray della prima stagione di The Following:
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