The Gentlemen: tutte le differenze tra il film e la nuova serie di Guy Ritchie
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The Gentlemen: tutte le differenze tra il film e la nuova serie di Guy Ritchie

La nuova serie Netflix presenta notevoli differenze rispetto al lungometraggio del 2019. Scopriamole insieme!

The Gentlemen: tutte le differenze tra il film e la nuova serie di Guy Ritchie

La nuova serie Netflix presenta notevoli differenze rispetto al lungometraggio del 2019. Scopriamole insieme!

The Gentlemen

Avete già visto The Gentlemen, la nuova serie Netflix capace di strappare la posizione numero 1 a  Supersex con Alessandro Borghi? Che abbiate amato o no il film omonimo, diretto da Guy Ritchie nel 2019, in realtà il nuovo serial in 10 episodi rappresenta un esempio di riscrittura radicale. E non facciamo riferimento solo a trama e intreccio, che qui vedono un sostanziale mutamento della prospettiva e anche dei personaggi principali, ma anche al versante formale. Se il jump cut, anche detto taglio in asse, era diventato ormai il trademark del regista inglese, qui lo vedremo piuttosto sperimentare una concezione ben più lineare del linguaggio audiovisivo. Inoltre, nonostante restino i suoi proverbiali toni sarcastici, The Gentlemen sembra esplorare le connessioni tra la nobiltà e il crimine inglesi in toni meno grotteschi e decisamente più realistici.

Ma procediamo con ordine. Premessa fondamentale del film del 2019, strutturato come un racconto corale, era la presenza di due personaggi fondamentali. Anzitutto Michael “Mickey” Pearson, interpretato da un elegantissimo Matthew McConaughey, giovane americano squattrinato giunto in Inghilterra grazie a una borsa di studio per la prestigiosa università di Oxford, salvo abbandonare rapidamente la legalità in favore di un vero e proprio impero legato alla coltivazione e lo spaccio di Marijuana. Una figura che qui scompare completamente, così come Fletcher, lo sventurato detective privato interpretato nel film da un esilarante Hugh Grant. Elemento chiave del film era proprio la sua intenzione di tentare il colpo della vita, minacciando di consegnare una sceneggiatura basata sulle malefatte del boss Pearson al più spregiudicato Direttore della riviste di gossip inglese. Questa sotto trama, elemento portante nella struttura narrativa del lungometraggio, viene totalmente eliminata, mentre il focus si sposta su due nuovi protagonisti. Da un lato Edward Horniman, nuovo Duca di Halstead, interpretato da Theo James. Alla morte del padre, scopre che in realtà nella tenuta di famiglia si nasconde da anni una vasta serra per la coltivazione della Cannabis. Dall’altro, la giovane donna a capo dell’organizzazione criminale cui il Duca si scopre improvvisamente legato, Susie Glass, interpretata dall’ex star di Skins, Kaya Scodelario. Ed è proprio questa figura femminile uno dei principali elementi di novità della serie. 

Anzitutto, il nuovo punto di vista sulla storia non è quello del Boss, ma del giovane Lord prestato al crimine. Quindi, se nel film originale l’unico personaggio femminile di rilievo era l’amata moglie di Pearson, qui Kaya Scodelario prende decisamente il centro della scena, mostrando freddezza e spietatezza degne di un consumato Padrino. Oltre al traffico di Marijuana, anche la gestione delle scommesse truccate legate alla Boxe rappresentano ora un importante elemento narrativo. E a differenza del film, la nuova serie di Guy Ritchie sale materialmente sul ring per una serie di sequenze decisamente interessanti, degne del regista di The Snatch, da sempre legato all’immaginario pugilistico. Da notare che il regista inglese, oltre a scegliere uno stile di montaggio decisamente più lineare e realista, rivede anche un altro dei tratti distintivi della sua cinematografia, ovvero l’utilizzo narrativo della colonna sonora. Questa volta la musica non invade la scena e non diventa mai contrappunto dell’immagine, restando più discretamente nei termini di un tradizionale accompagnamento sonoro.

La scelta di uno stile registico meno estremo non significa comunque che il nuovo e rinnovato The Gentlemen proceda su binari più prevedibili e ordinari. Al contrario, la serie presenta un notevole approfondimento psicologico dei personaggi, meno deformati in chiave caricaturale, di conseguenza più ricchi di sfumature e umanità. Infine, la scelta di non puntare su attori di grande notorietà come Colin Pharrell, Matthew McConaughey o Hugh Grant, ma scommettere su un cast molto ampio di talenti più giovani o comunque meno noti, sembra aver lasciato maggiore respiro alla storia e i suoi molti plot-twist. In più, a parte il prode Giancarlo Esposito, i protagonisti rispetto al passato sperimentano un genere nuovo, regalando performance decisamente convincenti.

In conclusione, anche chi non ha visto o non aveva particolarmente apprezzato il film originale potrebbe inaspettatamente riscoprirsi un fan della serie, oggi al numero 1 su Netflix. Se volete farci sapere la vostra opinione, aspettiamo i vostri commenti sui nostri social!

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