Dopo l’Oscar, per The Millionaire (8 satuette in tutto) arrivano i guai. Prima le botte che si è preso il piccolo Ismail Azharuddin Mohammed (che interpreta il protagonista Jamal da bambino) al rientro nella baraccopoli di Mumbai in cui vive: il padre gli ha mollato più di un ceffone a causa del rifiuto del figlio a farsi intervistare dalle troupe occidentali che lo volevano far diventare una piccola star degli slums. Poi è arrivata la presa di distanza di Salman Rushdie, lo scrittore di origine indiana più noto in Occidente, sia dal film che dal libro che lo ha ispirato. Ora la pellicola di Danny Boyle finisce anche in tribunale, e proprio qui in Italia. Colpa dell’errata traduzione di una battuta che si sente nella scena in cui un gruppo di fondamentalisti indù attacca la baraccopoli: la frase incriminata, che in originale suonava come «Sono musulmani, prendeteli!», è stata doppiata come «Sono musulmani, scappiamo!»; da qui la denuncia da parte Ahmad Gianpiero Vincenzo, presidente dell’Associazione Intellettuale Musulmani, che ritiene queste parole incongrue, oltre che irrispettose e razziste. Nonostante la Lucky Red, che distribuisce il film, abbia ridoppiato la battuta in questione in tutte le 150 copie della pellicola in circolazione, Vincenzo prosegue nella sua battaglia. Il 4 marzo al tribunale di Roma si discuterà il ricorso d’urgenza secondo cui ci sarebbero ancora in circolazione copie con la frase sbagliata. Inoltre, alla Lucky Red sono stati chiesti 100mila euro da destinare ad «attività volte a favorire l’integrazione razziale».
Ma.Ca.
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