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The Return di Uberto Pasolini alla Festa del Cinema di Roma: «Per portare la mia Odissea al cinema ci sono voluti trent’anni»

Il libero adattamento del poema omerico con Ralph Fiennes e Juliette Binoche nella parte di Ulisse e Penelope ha conquistato pubblico e critica di Roma Film Festival

The Return di Uberto Pasolini alla Festa del Cinema di Roma: «Per portare la mia Odissea al cinema ci sono voluti trent’anni»

Il libero adattamento del poema omerico con Ralph Fiennes e Juliette Binoche nella parte di Ulisse e Penelope ha conquistato pubblico e critica di Roma Film Festival

The Return

Tra i film più apprezzati dalla critica nei primi giorni della Festa del Cinema di Roma 2024 c’é The Return di Uberto Pasolini, libero adattamento dell’Odissea di Omero con Ralph Fiennes, Juliette Binoche e il nostro Claudio Santamaria. E come nel caso di Megalopolis di Francis Ford Coppola, stiamo parlando di un autore che ha combattuto per decenni per finanziare il film che sognava . «Sono settant’anni che non si vede una Odissea per il cinema che racconti Ulisse e Penelope come meritano. Sono trent’anni che provo a fare questo film. Ci ho messo più io a realizzarlo che Odisseo a vincere la guerra, dormire con tutte le donne più belle del Mediterraneo, e finalmente tornare a casa – esordisce il regista di The Return, Uberto Pasolini.

«La mia passione per l’Odissea è una passione infantile, ma più si invecchia e si legge l’Odissea più ci si riconosce nelle emotività, nella problematica, nella psicologia delle persone. Io non li chiamo neanche personaggi, sono persone. Perché? Perché i miti hanno una vita, in questo caso millenaria, e perché in questi miti noi ci riconosciamo. E io mi riconosco non eroe ma marito, padre fallito. Mi riconosco nei ritorni difficili a casa, ho vissuto lontano dalla mia famiglia, perché il lavoro ti porta lontano e nello stesso tempo il mondo che ci circonda è ancora riflesso nella lettura di Omero».  «Ci vuole arroganza per mettersi a confronto con Omero – prosegue Uberto Pasolini – Ma io ho avuto la fortuna di avere Juliette Binoche e Ralph Fiennes e Claudio Santamaria, senza di loro il film non sarebbe stato possibile. E come mi ha consigliato anni fa Dante Ferretti: “gli unici passi che vale la pena di fare solo quelli più lunghi della gamba».

Ma come hanno lavorato i protagonisti? Per Ralph Fiennes, non serviva la ricerca attoriale né la ricerca storica in senso tradizionale: «Spesso la migliore ricerca è la tua immaginazione, l’immaginazione emotiva – spiega lo straordinario interprete di Ulisse – Com’è stato attraversare i mari, sentirsi tanto esausti fisicamente? Mi sono mai sentito così? Queste sono le domande che mi sono posto. Volevo indagare e studiare la sceneggiatura con Uberto e Juliette per capire la verità delle sue motivazioni. Sono aperto alle intuizioni del momento quando sono davanti alla macchina da presa». «Non avevo mai interpretato una regina. Ma si tratta di un archetipo, è stato più facile di quanto pensassi, in noi come esseri umani troviamo tutti gli archetipi – racconta poi Juliette Binoche – La mia Penelope racconta una solitudine abissale, dal senso di abbandono. Questa donna vuole proteggere il proprio figlio e vuole resistere. Il potere simbolizzato dai Proci mi ha fatto pensare alla mia vita, alle situazioni che mi trovo a vivere come donna e come madre sola che deve crescere i propri figli. Uberto con The Return ha realizzato qualcosa di molto vivo». 

E anche Claudio Santamaria, che qui interpreta  Eumeo, concorda con i suoi compagni di viaggio: «Si tratta sempre una questione di indagini interiore. Nel nostro mestiere è inutile andare a scoprire come si vestivano a Itaca tremila anni fa. Nella ricerca interiore il mio personaggio vive l’abbandono. Mi sono chiesto perciò come sia sentirsi soli, abbandonati nella speranza della realizzazione di un sogno che ti ha promesso un re tanti anni fa: una terra, una donna e una famiglia, e attendere questo ritorno per vent’anni. Come diceva Stanislavskij: il mestiere di capire e ricordare è facile, difficile è sentire e credere». 

E quanto alla sua rilettura dell’Odissea Uberto Pasolini precisa: «Ho letto molte interviste di reduci del Vietnam, sulla loro difficoltà di gestire la violenza perpetrata e soprattutto la loro difficoltà di tornare in famiglia. Ci tengo perciò a dire che abbiamo fatto qualcosa che in spirito voleva essere omerico. Ma non omerico come lo pensiamo nei libri di scuola, come l’opera che segna l’inizio della letteratura europea occidentale, qualcosa di lontano da noi. Un Omero che parla di cosa vuol dire essere umani, cosa vuol dire essere un figlio, un padre, un servitore, una madre, una moglie. È lì che siamo andati a rileggere il testo, focalizzandoci più sulle persone che su tutte quelle cose che più spesso ricordiamo dell’Odissea dalle letture giovanili, i ciclopi, gli dei o le sirene». 

Dopo l’anteprima della Festa del Cinema di Roma il magnifico The Return arriva nei cinema italiani il prossimo 30 gennaio. E voi cosa ne pensate? Andrete a vedere il film? Fateci conoscere le vostre opinioni, come sempre, nei commenti.

 

Foto: Daniele Venturelli/WireImage

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