«Hanno fatto incazzare le persone sbagliate». È con questa battuta di Rick, cliffhanger prepotente verso la quinta serie, che si conclude la quarta stagione di The Walking Dead. La season finale ha regalato alla serie AMC un altro record d’ascolti, superando quello dell’anno scorso della terza stagione: la puntata è stata intensa come poche altre quest’anno, e ha portato alla reunion dei protagonisti all’interno del famoso Terminus, prima faro di speranza e ora, a quanto sembra, nuova porta per l’inferno. Rinchiusi in un vagone merci, Rick e soci sono caduti nelle mani di una comunità organizzatissima, con cecchini a ogni angolo, che pare essere votata al cannibalismo: sebbene la conferma ci verrà data solo nella quinta stagione, gli indizi disseminati qua e là lungo l’episodio – tra cui corpi smembrati e un santuario per purificarsi dai proprio peccati con tanti nomi di persone scritti sui muri e sul pavimento – non dovrebbero lasciare dubbi. Il cuore della puntata, però, è uno solo: anche in tempi di apocalissi zombie, il vero mostro è sempre l’uomo. A volte lo diventa per necessità, come Rick a inizio episodio, che per salvare suo figlio Carl uccide Joe strappandogli la giugulare con un morso, come un vero walker; a volte semplicemente per natura, come il Governatore per esempio.
Nonostante il grande successo di pubblico, questa quarta stagione è difficile da inquadrare: rispetto alla terza serie, dove la tensione è stata altissima per tutti gli episodi, qui abbiamo assistito a ritmi molto più altalenanti. Anche la struttura era diversa, con una seconda parte divisa in minicapitoli, ognuno dei quali incentrato su un gruppo di personaggi, divisi dopo la caduta della prigione. Questo ha permesso di approfondire nuovi legami (Daryl e Beth su tutti) e conoscere meglio i protagonisti, Michonne in cima.
Proviamo dunque a fare un bilancio della serie appena conclusa attraverso cinque pro e cinque contro, che abbiamo raccolto nella photogallery qui sotto:
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