Uno degli interrogativi più inquietanti della serie tv The Walking Dead è il motivo per cui, chiunque muoia, si trasformi automaticamente in uno zombie, indipendentemente dalle circostanze della morte. Questo mistero, introdotto fin dalle prime stagioni della serie, ha alimentato teorie e speculazioni, portando i protagonisti a scoprire che l’origine di questa trasformazione sia legata a un virus che tutti gli esseri umani portano dentro di sé.
Sia nel fumetto originale che nell’adattamento televisivo, The Walking Dead adotta un approccio realistico verso l’epidemia, evitando di spiegare l’origine del virus, e concentrandosi invece sul lato psicologico della lotta per la sopravvivenza. Lo show introduce l’idea che il vero pericolo siano gli esseri umani, non gli zombie.
George A. Romero, considerato il padre del genere zombie, aveva stabilito che gli zombie sono creature lente, la cui fame si placa solo distruggendo la testa. Il morso o il graffio di un non-morto trasforma una persona viva in zombie nel tempo, ma anche chi muore per altre cause risorge, desiderando carne umana. The Walking Dead aggiunge a questa mitologia il concetto che tutti gli esseri umani sono già infetti dal virus e si trasformeranno al momento della morte.
La serie, tuttavia, si contraddice quando affronta nel dettaglio le modalità di trasmissione del virus. Lo showrunner Robert Kirkman ha spiegato che i morsi degli zombie sono fatali non per il virus, ma per le infezioni batteriche trasmesse dalle bocche dei non-morti, simili a quelle di un drago di Komodo. Tuttavia, molti personaggi nella serie si ricoprono di budella di zombie per camuffarsi senza subire effetti mortali, il che evidenzia un’incoerenza: ad esempio, Gabriel si ammala gravemente solo una volta dopo essersi nascosto tra le viscere degli zombie, ma viene curato con antibiotici, mentre i morsi degli zombie sono descritti come sempre fatali.
Negan, in un episodio della stagione 8, utilizza armi ricoperte di interiora di zombie per attaccare Rick e i suoi uomini, uccidendo alcuni di loro, ma questo contraddice quanto visto in altre situazioni, dove il contatto con il sangue degli zombie non causa necessariamente la morte. Anche personaggi come Shane, che è stato esposto alla saliva degli zombie, non soffrono conseguenze fatali, il che solleva dubbi sulla coerenza delle regole della serie.
Un’altra contraddizione è legata al trattamento dei morsi: in The Walking Dead, i morsi sono sempre fatali, nonostante i personaggi vivano in comunità con accesso a cure mediche. Anche quando gli insediamenti come Alexandria e Hilltop sviluppano infrastrutture, nessuno sembra tentare di curare i morsi, accentuando l’incoerenza narrativa. Quando la serie introduce il Commonwealth, una comunità dotata di risorse simili a quelle pre-apocalittiche, questo buco di trama diventa ancora più evidente.
Inoltre, i personaggi trattano i morsi come se fossero avvelenamenti, come dimostra l’episodio in cui Bob viene catturato dai cannibali e, dopo aver rivelato di essere stato morso, terrorizza i suoi rapitori. In realtà, tutti i personaggi della serie sono già infetti dal virus, quindi non dovrebbero temere di contrarre ulteriori infezioni dai morsi, ma il comportamento di tutti i protagonisti riflette la convinzione che il virus si comporti come una tossina mortale. Anche l’amputazione di arti morsi è spesso presentata come inutile se non avviene immediatamente, nonostante la logica medica suggerisca che ci dovrebbe essere più tempo per agire contro un’infezione.
In sintesi, The Walking Dead afferma che non è il virus a uccidere, ma tutte le prove visibili nella serie sembrano suggerire il contrario.
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Fonte: ScreenRant
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