Due anime, un solo “corpo”: quello di Tintoria, uno dei format di maggior successo degli ultimi anni, nonché il primo podcast italiano condotto da comici. La formula è semplice ma vincente: due stand-up comedians, tantissimi ospiti d’eccezione e uno show che coniuga puro intrattenimento e divulgazione. Dal 2018 ad oggi, Daniele Tinti e Stefano Rapone, ospiti entrambi quest’oggi del Best Movie Comics and Games 2024, hanno lavorato a oltre 200 puntate di Tintoria, raggiungendo vette che superano gli oltre 50 milioni di ascolti.
«Speriamo di mettere gli ospiti nella condizione di raccontare ciò che sta loro più a cuore. Il nostro segreto è che siamo inesorabili e che invitiamo solo ospiti che interessano a noi – ha esordito Daniele Tinti sul Main Stage del BMCG -. Recentemente l’ospite che ci ha stupito di più è stato forse Brunori Sas: ci chiedevamo fino a quanto potesse essere simpatico un cantautore, invece lui ha dei tempi comici perfetti».
Tra gli ospiti che abbiamo visto a Tintoria Maccio Capatonda, passato proprio ieri al BMCG, e Pietro Sermonti, passando per Michela Giraud, Emanuela Fanelli, Frank Matano, Giancarlo Magalli e tantissimi altri. Sia Daniele che Stefano sono anche tra i comedians più seguiti dal vivo: con i loro live show di stand up comedy registrano sold out nei club e teatri più prestigiosi d’Italia e al BMCG hanno ricevuto l’Award per il Miglior Podcast dell’Anno.
«Ogni puntata dura due ore e l’ospite dice di tutto, anche delle cose che non direbbero normalmente – spiega invece Rapone -. Li scegliamo per gusto personale, o perché siamo fan, o perché l’ospite può avere delle storie interessanti da raccontare. Deve però piacere a noi prima di tutto. Spesso se si dilungano non è per tappare un buco, ma proprio perché vogliono parlare di determinate cose».
«Quando ha iniziato Tintoria non c’erano così tanti podcast in Italia, ce n’erano pochi e li ascoltavano poche persone – ricorda Tinti -. Devi farlo però per te stesso, anche se facessimo mille visualizzazioni io penso che lo farei lo stesso, se invece stai lì ad aspettare che il tuo prodotto esploda in termini numerici magari non succede. Prima di ogni registrazione specifico al pubblico che non cerchiamo di intrattenerlo, che facciamo una conversazione con l’ospite come fosse una performance, ma il pubblico in presenza ti costringe, positivamente, a essere interessante. Fare il podcast in un posto piccolo a Roma favorisce la chiacchiera intima, davanti a tanta gente sarebbe invece quasi teatrale».
Nel curriculum di Rapone ci sono anche esperienze formative legate al Sol Levante: «Io sono stato in Giappone e ho studiato giapponese perché da piccolo guardavo i cartoni animati giapponesi e quindi ho voluto studiare la lingua, il mio manga preferito è Dragon Ball. Poi la comicità e la stand-up mi hanno interessato come lavoro, lo facevo anche in Giappone, solo che a volte andava benissimo mentre altre volte malissimo. Quando ho iniziato a fare spettacoli a Roma sapevo già meglio come funzionava».
Infine, spazio a qualche desiderata e sogno nel cassetto in merito a possibili ospiti che Tinti e Rapone vorrebbero intervistare nelle prossime puntate di Tintoria, con un occhio anche ai nomi che non sono ancora riusciti a intercettare: «Mago Forest non vuole venire, non fa mai interviste. Volevamo fare Daniele De Rossi, che però ora allena la Roma e non è opportuno, Daniele Luttazzi è un sogno proibito e pure Lapo Elkann. Ci piacerebbe anche avere Paola Cortellesi».
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