Tom Hanks è indubbiamente uno degli attori più amati della storia del cinema; ma anche il due volte premio Oscar ha, nelle sua filmografia, dei titoli di cui va tutt’altro che fiero.
«Ok, ammettiamolo: tutti abbiamo visto film che odiamo. Sono stato in alcuni film che odio, hai visto alcuni dei miei film e li odi – ha detto Hanks in un recente conversazione con il New Yorker – Ecco i cinque punti del Rubicone che vengono attraversati da chiunque faccia film: il primo Rubicone che attraversi è dire di sì al film. Il tuo destino è segnato. Sarai in quel film. Il secondo Rubicone è quando vedi effettivamente il film che hai realizzato. O funziona ed è il film che volevi fare, oppure non funziona e non è il film che volevi fare».
La star ha detto che «non c’è modo di dire» se un film andrà bene o male durante il processo di realizzazione perché è «così lento e specifico». «Devi affidare l’intero processo ai collaboratori che speri stiano lavorando al massimo – ha aggiunto Hanks – Puoi avere solo fede e speranza – e cosa c’è di più grande della fede e della speranza?».
Il terzo Rubicone, come dice Hanks, è «la reazione critica» a un film. «Qualcuno dirà: “L’ho odiato”. Altre persone possono dire: “Penso che sia geniale”. Da qualche parte tra i due c’è quello che è effettivamente il film. Il quarto Rubicone è la performance commerciale del film. Perché, se non fa soldi, la tua carriera sarà finita prima di quanto vorresti».
«Il quinto Rubicone è il tempo – ha aggiunto Hanks, per poi fare riferimento al film più celebre di Frank Capra – Un ottimo esempio di questo è La vita è meravigliosa, realizzato nel 1946 e scomparso per più di vent’anni, rinchiuso in una questione di diritti. All’epoca non era nemmeno visto come un successo commerciale. È piaciuto a abbastanza persone, quindi è stato nominato per il miglior film».
«Per me, è successo con un film che ho scritto e diretto intitolato Music Graffiti – ha concluso, spostando l’attenzione sul suo esordio alla regia in un lungometraggio per il cinema – Mi è piaciuto fare quel film. Amo tutte le persone che ci sono dentro. Quando è uscito, non ha fatto grandi affari. È rimasto in giro per un po’, è stato visto come strano, come una passeggiata nella memoria. Ora le stesse esatte pubblicazioni che lo hanno respinto nella loro recensione iniziale lo hanno definito “il classico di culto di Tom Hanks”, quindi ora è un classico di culto. Qual era la differenza? La risposta è il tempo».
Foto: Getty (Dominique Charriau/WireImage)
Fonte: The New Yorker (via IndieWire)
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