Terzo giorno ieri al festival di Torino e spazio al titolo più atteso della sezione Rapporto Confidenziale, dedicata al cinema horror: The Ward.
Dopo dieci anni e una non trascurabile parentesi televisiva (Cigarette burns, Pro-life) John Carpenter torna a dirigere un film per il grande schermo. Per farlo sceglie uno dei luoghi più comuni del cinema di paura, il manicomio, già cornice di uno dei suoi titoli più amati (Il seme della follia).
Dopo dieci anni e una non trascurabile parentesi televisiva (Cigarette burns, Pro-life) John Carpenter torna a dirigere un film per il grande schermo. Per farlo sceglie uno dei luoghi più comuni del cinema di paura, il manicomio, già cornice di uno dei suoi titoli più amati (Il seme della follia).
Protagonista è Kirsten (la biondissima Amber Heard – nella foto -, più adatta a un catalogo di Victoria’s Secret che a un set cinematografico) rinchiusa in un istituto di cura psichiatrica per aver dato fuoco a una casa in mezzo ai boschi. Kirsten non ricorda il suo passato né le ragioni del suo gesto, ma fa di tutto per evadere dalla struttura cercando la complicità delle altre pazienti, giovani come lei e altrettanto – almeno apparentemente – sane di mente.
I tentativi di fuga si complicano quando Kirsten si accorge che nel manicomio si aggira il fantasma di una ragazza, Alice, feroce e desideroso di vendetta. Ma perché? Cosa nascondono a Kirsten le compagne? Cos’è successo in quell’ospedale e come si lega al suo passato?
I tentativi di fuga si complicano quando Kirsten si accorge che nel manicomio si aggira il fantasma di una ragazza, Alice, feroce e desideroso di vendetta. Ma perché? Cosa nascondono a Kirsten le compagne? Cos’è successo in quell’ospedale e come si lega al suo passato?
The Ward è una creepy story che sembra venire da un altro tempo e da un’altra industria, lontanissima, con il suo sguardo quasi pudico, dagli eccessi gory e dai compiacimenti vouyeristici a cui ci ha abituato il cinema horror degli ultimi anni. Basti pensare alla scena in cui le ragazze si fanno la doccia, con le attrici che restano tutte girate di schiena, tradendo la ragione stessa per cui la scena con tutta probabilità era stata scritta…
Pur non inventando nulla di nuovo, Carpenter realizza un compendio del cinema che l’ha portato prima, e consacrato poi, al successo: lunghe, ossessive carrellate negli spazi vuoti (i corridoi del manicomio); obiettivi grandangolari e deformazioni ottiche per accentuare il carattere minaccioso di luoghi e personaggi; una suspense tutta costruita attraverso giochi di luce e inseguimenti in interni.
The Ward piacerà insomma molto agli appassionati del regista e ai fanatici del vintage, mentre potrebbe lasciare interdetti i più giovani.
In Italia sarà distribuito da BIM.
Per tutti gli aggiornamenti: visita la nostra sezione Torino Film Festival 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA