Torino Film Festival 2010: Winter's Bone, un'America ipnotica che profuma di Oscar
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Torino Film Festival 2010: Winter’s Bone, un’America ipnotica che profuma di Oscar

Convince il film di Debra Granik, duro ritratto dell'America rurale attraverso lo sguardo della protagonista Jennifer Lawrence. Applaudito anche Cyrus, nelle nostre sale dal 10 dicembre

Torino Film Festival 2010: Winter’s Bone, un’America ipnotica che profuma di Oscar

Convince il film di Debra Granik, duro ritratto dell'America rurale attraverso lo sguardo della protagonista Jennifer Lawrence. Applaudito anche Cyrus, nelle nostre sale dal 10 dicembre

Ha vinto il prestigioso premio della Giuria all’ultimo Sundance Film Festival e ieri è stato presentato al Torino Film Festival, ma dell’estetica indipendente tipica del Sundance, Winter’s Bone di Debra Granik, ha davvero poco. Storia dura e violenta di una giovinezza perduta, se mai è esistita. Quella di Ree (una strepitosa Jennifer Lawrence) diciassette anni, un padre scomparso, una madre malata e un fratello e una sorella più piccoli da accudire. Cucina per loro, Ree, li porta a scuola, li aiuta nello studio e si sobbarca i lavori della fattoria dove vivono cercando di sopravvivere alla mancanza di soldi, anche grazie all’aiuto del vicinato. Ma la vita in Missouri, nel desolato altopiano d’Orzak, è dura e quando il padre impegna la casa per pagarsi la cauzione, Ree è costretta a cercarlo.

Lontano dal progresso delle grandi città e dalle sue regole sociali codificate Winter’s Bone si riapproppria della dimensione rurale americana; di quel paesaggio arido e ipnotico, fatto di uomini e donne ruvidi e segnati dalla vita, per raccontare, come in un western crepuscolare, una storia di formazione e di sopravvivenza, filtrata attraverso gli occhi di una minorenne caparbia e coraggiosa, costretta ad andare in contro a verità insopportabili e a garantire la serenità della sua famiglia, seguendo un percorso infernale. Se l’interpretazione della Lawrence fa gran parte del film, la regia della Granik è solida e lo sguardo sui personaggi femminili è di quello che lascia il segno, in un film e un’attrice che faranno parlare di sé probabilmente anche alla notte degli Oscar.

Un accenno infine all’interessante Cyrus, arguto mumblecore (variante indie a bassissimo budget tutta dialoghi in interni) in cui John C. Reilly interpreta un uomo insicuro e depresso che si innamora di Molly (Marisa Tomei), ma è costretto a fare i conti con le disfunzioni comportamentali del figlio Cyrus (ottimamente intepretato da Jonah Hill), ventenne morbosamente legato alla madre. Film scarno e tutto di scrittura, ma capace di ottimi momenti e di eccellenti intepretazioni. Sarà nelle sale italiane dal 10 dicembre.

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