Raccontare la mafia è sempre difficile, farlo utilizzando il registro della commedia sembrava un’impresa quasi impossibile per Pif, nato Iena e maturato come conduttore televisivo con Il testimone; ma Pierfrancesco Diliberto è riuscito a mantenere le promesse. Aveva già affrontato questa tematica nel racconto Sarà stata una fuga di gas per la commemorazione dei 20 anni dalla morte di Giovanni Borsellino, dove racconta come pensasse, a soli 20 anni, che il caos per le strade di Palermo (quel 23 maggio di ventun anni fa) fosse dovuto appunto a una fuga di gas e non alla strage di Capaci. Il film La mafia uccide solo d’estate è un punto di vista intimo e personale, che fornisce una visione innovativa e vincente su una questione che tormenta e dilania non solo il sud della nostra nazione. Un film che potrebbe fruttare a Pif un nuovo primato, non solo il suo esordio alla regia ma anche il primo riconoscimento in un Festival internazionale.
Presentato invece fuori concorso, nella sezione Festa Mobile, The Way Way Back (C’era una volta un’estate in italiano). Sam Rockwell con occhiali da sole e canottiera bianca potrebbe fare di tutto, anche il gestore di un parco acquatico (il Water Wizz) nei pressi degli Hamptons. Steve Carell invece nella parte del “babbo bastardo” può fare ben poco. Nonostante le espressioni e gli atteggiamenti, che toglierebbero volentieri un paio di ceffoni dalle mani a chiunque, non riesce a convincere ancora in un ruolo da villain. Il film, scritto e diretto dagli sceneggiatori di Paradiso amaro, Nat Faxon e Jim Rash, racconta la storia di Duncan (Liam James) e delle sue difficoltà nel vivere il divorzio dei genitori e nel relazionarsi con i suoi coetanei; Duncan trova un amico, e una figura paterna, in Owen (Sam Rockwell), all’apparenza un irresponsabile con la sindrome di Peter Pan. Il potenziale espresso nelle premesse non trova però riscontro durante la narrazione, che rimane piacevole, ma si perde come l’acqua nei tubi del Water Wizz.
Presentato in concorso al trentunesimo festival di Torino C.O.G. ovvero Child Of God, la pellicola diretta da Kyle Patrick Alvarez basata sul racconto omonimo contenuto nella raccolta Naked di David Sedaris. Un giovane studente di Yale (Jonathan Groff) lascia le sicurezze e gli agi della sua vita per andare a lavorare nell’Oregon come raccoglitore di mele, per scoprire se stesso e “maturare”. La storia è totalmente autobiografica e le situazioni a tratti rasentano il grottesco, ma d’altronde ci si può aspettare questo e altro da uno scrittore che ha abbandonato New York per Parigi quando a Manhattan fu deliberato lo “Smoking ban” che regolamentava il divieto di fumo nei luoghi di lavoro e altri spazi pubblici. Peccato che il film non riesca a rendere in pieno giustizia allo stile narrativo di Sedaris, divertente e pungente al tempo stesso.
Siamo quasi a metà Festival e il programma continua ad essere molto interessante. Un titolo fra tutti previsto per domani è quello di Prince Avalanche, presentato allo scorso Sundance Film Festival con protagonisti Paul Rudd e Emile Hirsch, diretti da David Gordon Green. Nel frattempo, si continuano a registrare record: proiezioni esaurite e sale piene, una forte risposta di pubblico che si traduce in un +30% rispetto il primo weekend dello scorso anno e con 165.000 euro di incasso rispetto ai 127.000 del 2012.
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