«Con tutti i problemi che ci sono a questo mondo, pensate che alla gente importi qualcosa dei mugugni di un attorucolo che si lamenta di un lavoro “non abbastanza artistico” o “troppo poco appagante”?». Michael Bay, negli ultimi anni, di attacchi al vetriolo da interpreti scontenti ne ha dovuti subire parecchi. Ma come si evince, e con la grazia che si addice a un cineasta che abita un microcosmo blockbuster fatto di mitragliate ed esplosioni, il maestro del tritolo non le manda a dire né prima, né dopo, né durante. Difficile, quindi, per un attore resistere sotto il giogo del regista californiano per più di una manciata di film. O se ne vanno piccati, con dinamiche non meglio specificate ma insulti ben precisi («Sul set è come Hitler, fuori dal set è un tipo strambo e asociale» ha detto di lui Megan Fox). Oppure onorano il contratto controvoglia (Turturro: «Con Transformers ci pago le bollette. E lavorare con Bay è come essere nell’esercito»). O, ancora, impazziscono e finiscono con un sacchetto di carta in testa con su scritto «Non sono più famoso», un’accusa di plagio e sei arresti alle spalle: vedi alla voce Shia LaBeouf. E poi ci sono gli eroi, fatti di un’altra pasta, inscalfibili, che tornano sempre e al grido di «In marcia!» resistono alle intemperie del generale Bay. Per coraggio, certo, e per disciplina. Ma più probabilmente perché sono organismi robotici autonomi provenienti dal pianeta Cybertron, alti dai tre metri in su, alimentati con l’Energon ricavato da stelle prosciugate, equipaggiati con armi esiziali. Solo Optimus Prime, Bumblebee, Ratchet e gli altri hanno il fisico per reggere ai ritmi fordiani imposti sul set da Bay. […]
Leggi la cover story completa su Best Movie di luglio, dal 26 giugno
Leggi le interviste a Mark Wahlberg e Optimus Prime
© RIPRODUZIONE RISERVATA