Oltre a essere una delle serie tv più celebri, più amate (e più scaricate!), Il Trono di Spade è anche una delle più discusse: non passa stagione senza che si scatenino polemiche, vuoi per un motivo, vuoi per un altro.
Controversia che non passa mai di moda è quella sulla violenza contro le donne, che nello show è frequente e brutale: dai ripetuti stupri (l’ultimo, ai danni di Sansa Stark, nei libri di George R.R. Martin non c’era e anche i lettori sono insorti) al sadismo (le mogli di Craster, i ‘passatempi’ di Joffrey).
Critiche costruttive e motivate? Entertainment Weekly lo ha chiesto direttamente a Martin, che ha spiegato la modalità simile in cui i romanzi e la serie affrontano le storyline femminili, inserite in un contesto come Westeros e Essos.
«I libri riflettono una società patriarcale basata sul Medioevo, che non era un’epoca di uguaglianza sessuale. Era molto classista. Una delle accuse rivolte a Giovanna d’Arco, che la condannò a bruciare sul rogo, era che ella indossava un abbigliamento da uomo – non era un dettaglio insignificante», ha spiegato Martin.
«C’erano, di certo, donne forti e competenti: ma questo non cambiava la natura della società. E se guardate ai libri, i miei eroi e personaggi sono tutti disadattati, anormali. Non rientrano nei ruoli che la società ha predisposto per loro. Sono storpi, bastardi, spezzati — un nano, un ragazzo grasso che non sa combattere, un bastardo, e donne che non si inseriscono nei ruoli sociali (sebbene ci sono anche coloro che ci riescono, come Sansa e Catelyn). Ora, alcune persone diranno: “Be’, non stai scrivendo di Storia, stai scrivendo un fantasy — ci ha messo dentro pure i draghi, avrebbe dovuto creare una società egualitaria”. Solo perché inserisci dei draghi non vuol dire che puoi inserire qualsiasi cosa tu voglia. […] Se stai scrivendo un fantasy, è meglio inserirne solo qualche elemento. Volevo che i miei romanzi fossero fortemente fondati sulla storia, e che mostrassero com’era una società medievale. E stavo anche reagendo a molta fiction fantasy: la maggior parte delle storie dipingono quello che io chiamo una Disneyland medievale — ci sono principi e principesse e cavalieri in armature scintillanti, ma gli autori non volevano mostrare cosa significava stare in queste società e come funzionavano».
Prosegue Martin, rispetto alla polemica sul femminile: «Ci sono milioni di donne che adorano i romanzi, che vengono a dirmi che adorano i personaggi femminili. Alcune amano Arya, alcune Daenerys, altre Sansa, altre ancora Brienne e Cersei (ci sono centinaia di donne che amano Cersei a dispetto dei suoi ovvi difetti). Si tratta di un argomento complicato. Non essere sessista significa che devi delineare una società egualitaria? Non è questa la nostra Storia: è materiale da fantascienza. Tuttora, l’America del 21esimo secolo non è egualitaria. Ci sono ancora molte barriere contro le donne, anche se certo è meglio di com’era», dichiara l’autore.
«E poi c’è tutto il problema della violenza sessuale, per cui sono stato criticato. Io scrivo di guerra, che è l’argomento principale di quasi tutto il fantasy epico. Ma se scrivi della guerra, e vuoi soltanto includere battaglie cool ed eroi che uccidono orchi e cose come queste, e non mostri la violenza sessuale, allora c’è qualcosa di disonesto nei tuoi intenti. Lo stupro, purtroppo, è tuttora parte della guerra. Non è un buon testamento della razza umana, ma non credo che dobbiamo far finta che non esista. […] Il dramma emerge dal conflitto: se raffiguri un’utopia, probabilmente hai scritto un libro noioso».
La puntata 5×9 di Il Trono di Spade andrà in onda questa domenica: qui la sinossi e il promo.
Il recap della 5×8, Hardhome
Fonte: Entertainment Weekly
© RIPRODUZIONE RISERVATA