Nel vasto catalogo delle produzioni true crime presenti su Netflix, potreste esservi persi qualche titolo passato in sordina, ma non per questo meno valido e/o sconvolgente. Tra questi, spicca la docuserie The Program: Rompere il silenzio, che ha traumatizzato una buona fetta di spettatori e che in tanti hanno fatto fatica a finire. Al centro del racconto, il controverso mondo delle scuole disciplinari per adolescenti problematici, un settore poco regolamentato che spesso nasconde abusi e trattamenti disumani.
Negli Stati Uniti, molti genitori disperati si affidano a istituti che promettono di rimettere in riga i loro figli difficili attraverso metodi di disciplina rigorosa. Tuttavia, dietro questa facciata di rigore educativo, si cela spesso un sistema basato sulla manipolazione psicologica, la coercizione e la violenza. The Program si concentra in particolare sulla Ivy Ridge Academy, una scuola disciplinare situata a Ogdensburg, New York, che operò per anni prima di chiudere nel 2009.
Gli studenti venivano spesso prelevati con la forza dalle loro case nel cuore della notte e trasportati nella struttura senza alcuna possibilità di contatto con l’esterno. Una volta arrivati, erano sottoposti a regole draconiane: non potevano parlare tra loro, guardarsi negli occhi né affacciarsi alle finestre. Ogni forma di ribellione veniva punita con metodi estremi, tra cui la privazione del sonno, l’isolamento e l’obbligo di rimanere sdraiati a terra per ore come forma di umiliazione pubblica. Alcuni venivano persino costretti a dormire su materassi nei corridoi come punizione.
Uno dei volti più toccanti della docuserie è Katherine Kubler, ex studentessa di Ivy Ridge che ha deciso di raccontare la sua storia per denunciare gli abusi subiti e sensibilizzare l’opinione pubblica. Kubler, da adolescente ribelle, venne mandata a Ivy Ridge dai suoi genitori nella speranza che la struttura potesse aiutarla a trovare disciplina e stabilità. La realtà che trovò fu invece un incubo.
Durante la realizzazione del documentario, Kubler è tornata nella struttura abbandonata, recuperando documenti e filmati che testimoniano le pratiche adottate dall’istituto. Ha inoltre parlato con un’ex dipendente della scuola, che ha ammesso la gravità dei metodi utilizzati, pur difendendosi con la giustificazione di aver semplicemente eseguito ordini.
«Era come essere in una prigione senza sbarre – racconta Kubler nel documentario -. Eravamo costantemente sorvegliati, privati di ogni libertà e costretti a sottostare a regole che non avevano alcun senso. Se provavi a ribellarti, la punizione era immediata e crudele».
La docuserie ha avuto un impatto devastante sul pubblico, con molti spettatori che hanno espresso il loro sgomento sui social media. «Questo documentario mi ha aperto gli occhi su una realtà di cui non avevo idea. Terrificante!» ha scritto un utente su X. Un altro spettatore ha commentato: «‘The Program’ è una delle cose più inquietanti che abbia mai visto. Dopo il secondo episodio, il livello di manipolazione psicologica è assurdo».
Alcuni hanno sottolineato l’importanza di denunciare queste realtà: «Scioccante e disturbante. Non riesco a credere che queste cose siano successe davvero. È inaccettabile che questi posti abbiano potuto operare così a lungo».
Kubler spera che la sua testimonianza e il documentario possano contribuire a porre fine all’industria delle scuole rieducative per adolescenti, sottolineando la necessità di alternative valide per le famiglie in difficoltà. Negli ultimi anni, diverse celebrità, tra cui Paris Hilton, hanno denunciato esperienze simili in istituti di questo tipo, portando avanti campagne di sensibilizzazione per regolamentare e chiudere queste strutture.
The Program: Rompere il silenzio è disponibile in streaming su Netflix.
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Fonte: Unilad
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