Tutta colpa di Freud, il protagonista Marco Giallini: «Mi sarei portato via la Gerini!»
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Tutta colpa di Freud, il protagonista Marco Giallini: «Mi sarei portato via la Gerini!»

Si è svolta a Roma la conferenza stampa di presentazione del nuovo film di Paolo Genovese, da giovedì nelle sale italiane

Tutta colpa di Freud, il protagonista Marco Giallini: «Mi sarei portato via la Gerini!»

Si è svolta a Roma la conferenza stampa di presentazione del nuovo film di Paolo Genovese, da giovedì nelle sale italiane

Tre figlie particolari per un padre diverso. Questa è la ricetta base di Tutta colpa di Freud, in uscita nelle sale il 23 gennaio. Gli ingredienti principali sono un cast con «i migliori attori del panorama italiano» come il regista Paolo Genovese ama definirli, una buona dose di originalità nel raccontare l’amore, ma soprattutto qualcuno a cui dare la colpa di tutti i problemi, niente di meno che Sigmund Freud, il padre della psicanalisi.

Tra i soliti ringraziamenti di rito e Marco Giallini che voleva a tutti i costi fare cambio di scarpe con Anna Foglietta, ecco cosa ci hanno raccontato i protagonisti alla conferenza stampa di presentazione del film a Roma:

Come avete lavorato alla sceneggiatura del film?
Paolo Genovese: «Il lavoro sulla sceneggiatura è stato importante sin dall’inizio. È difficile oggi scrivere opere originali, perché tutto è stato già fatto! L’originalità sta nell’andamento delle storie o nel punto di vista che si dà alla narrazione, o alla caratterizzazione dei personaggi. I miei personaggi hanno dei movimenti particolari, ci sono delle varianti originali sul tema della commedia romantica. L’originalità è anche lasciare un finale aperto in alcuni casi, in modo da permettere una riflessione allo spettatore».

Che uomo è il suo personaggio e lei cosa avrebbe fatto al suo posto?
Marco Giallini: «Io mi sarei portato via la Gerini altroché! Si sa che i figli sono pezzi di cuore ma la carne è debole… Io ho due bambini piccoli e purtroppo non ho tempo per andare in analisi un anno per creare un personaggio! Ho cercato di caratterizzarlo con un po’ di goffaggine, che non mi è propria. Di lui mi è piaciuto che fosse una persona pacata, vorrei avere un amico così, è davvero una bellissima persona!».

Tutta Colpa di Freud è un film che tratta in modo brillante della diversità, è una cosa voluta?
PG: «Chiaramente voluta. Non è casuale l’idea di raccontare un diverso, sopratutto rispetto un genitore. È semplice essere moderni e accettare la diversità quando non tocca la propria sfera personale, mentre se ti capita in famiglia è un discorso diverso».

Che cosa potete dirci dei vostri personaggi?
Anna Foglietta: «Ho accettato perché il mio personaggio offre una visione inedita. È infatti più semplice pensare a una etero che vuole diventare omosessuale, piuttosto che il tornare indietro per un’omosessuale. Lei vuole il diritto di essere felice, l’orientamento sessuale è una cosa seria e quando si tratta d’amore tutti vogliamo la stessa cosa».
Vittoria Puccini: «Fin quando non ci siamo trovati a rendere cinematograficamente questo rapporto non abbiamo pensato a quanto fosse complesso poter riportare il dialogo tra due persone attraverso gli sguardi, il silenzio. Comunicare con la lingua dei segni fra me e il personaggio di Vinicio Marchioni, che interpreta un non udente, mi ha fatto pensare tanto ai dialoghi senza le parole e quanta energia c’è nel silenzio. Usare la fisicità ha fatto si che si creasse fra i personaggi un rapporto di intimità sin dall’inizio».
Vinicio Marchioni: «Un ruolo meraviglioso per un attore, dove vieni privato della voce e devi esprimerti a livello corporeo in maniera più intensa, per sopperire la mancanza di un elemento importante nella comunicazione. Spero che questo film aiuti queste persone con il riconoscimento di questa lingua, la lingua dei segni, perché stanno aspettando da tanti anni che ciò avvenga».
Laura Adriani: «Ho amato Emma dal primo provino, è stato molto sofferto, perchè il Maestro mi ha fatto aspettare tre settimane prima di dirmi che avevo la parte! Lei è un personaggio meraviglioso e pieno di vita e si contrappone perfettamente con quello di Gassman, un uomo di 50 anni che non crede più a tante cose, mentre Emma è piena di aspettative».

Tu perdoneresti nella vita un tradimento?
Claudia Gerini: «II mio personaggio è una donna elegante e osservatrice, pacata, meno vitale di altri personaggi che ho interpretato, ma questo gli permette di riflettere sulla sua situazione sentimentale alla luce della scoperta del tradimento. Il finale è aperto, a libera interpretazione dello spettatore. Per me c’è un’apertura ma non so… Con il cuore non perdoni mai a meno che non ci sia un rapporto maturo, se sei molto amico del tuo compagno, ma quasi mai riesci a ristabilire un rapporto come se non fosse successo nulla».

Roma è una grande protagonista, qual è il tuo rapporto con la Città?
PG: «Io amo molto la mia città trovo non sia stato molto raccontato il centro di Roma perché ce l’abbiamo sotto gli occhi, ma anche perché è difficile ottenere i permessi dal comune, chiedete a Woody Allen! Raccontare il nostro Paese è apprezzato all’estero, c’è voglia di conoscere l’Italia, ma soprattutto di conoscere Roma».

Qual è il tuo rapporto con la psicanalisi e se nella vita ti trovassi a crescere tre figlie come ti comporteresti?
MG: «Dovrei approfondire il rapporto con la psicanalisi! Al momento è nullo,vorrà dire che sceglierò una psicologa carina e mi approccerò all’argomento! Rispetto la mia timidezza, non ci sono andato per quello, mi vergognerei perché ne ho combinate tante, che gli racconto? No, io non mi comporterei nella vita reale come sullo schermo, le avrei legate tutte e tre! Ho due figli maschi, non volevo femmine perché i miei fratelli più grandi avevano le femmine e aspettavano i pretendenti con la doppietta affacciati alle finestre. Comunque spargete la voce, adesso la vorrei una figlia femmina, e cerco una donna di sana e robusta costituzione!».

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