Un barbiere a Cannes
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Un barbiere a Cannes

Un barbiere a Cannes

Le buone notizie ci sono.

Sulla Croisette il cinema italiano non è stato in panchina, ha giocato un ruolo importante. C’è in particolare una sezione, magari poco “glamour” ma di grande qualità, che si chiama La Cinef e che il Festival di Cannes dedica ai cortometraggi realizzati dalle scuole di cinema di tutto il mondo. Tra questi 18 film è stato selezionato anche quello proposto dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ovvero Il barbiere complottista del ventiseienne Valerio Ferrara, già conosciuto e apprezzato per il suo corto d’esordio Notte romana (in anteprima al Festival di Venezia e poi finalista ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento).

Il film, intelligente e ironico, è una vera e propria commedia d’autore. «Equivoci, assurdità ed episodi reali sono la fonte di ispirazione del mio cinema», racconta Ferrara. «Questo lavoro di diploma, scritto con Alessandro Logli e Matteo Petecca, è stato frutto di tante ricerche. Volevamo parlare dei complottisti, che sono persone normali, appartenenti a qualsiasi ceto sociale. Daniele Luchetti, nostro insegnante al Centro Sperimentale di Cinematografia, ci ha spronato a cercare il giusto complotto, ci ha indirizzato a Ecce bombo, e noi, alla fine, lo abbiamo inventato: la teoria dei lampioni ad intermittenza».

Questo piccolo gioiellino, pieno di geniali riferimenti alla realtà (lo sapevate che in America le password dei complottisti assomigliano a quella del film, ossia “Bill Gates rettiliano”?) e che prende spunto dai consigli di “Internazionale” (tra le cose da non fare dal barbiere ci sarebbe il parlare di politica), ha come protagonista Antonio (il barbiere interpretato dal bravo Lucio Patanè) che assomiglia per la sua normalità a tanti personaggi di Carlo Verdone. Ed è chiaramente un personaggio “fantozziano” perché «come Fantozzi, vive un’attualità sconcertante, perché i suoi complotti generano incomprensioni anche in famiglia. Ad esempio, non è mai ascoltato da nessuno: dalla moglie che lo prende in giro, dal figlio che non lo guarda mai, troppo preso dal cellulare, e dai suoi clienti, fino a quando non interviene la polizia» continua Ferrara. «Sto facendo collezione di video di lampioni ad intermittenza da tutto il mondo», conclude il regista. «A Parigi una delle selezionatrici di Cannes ha pensato al mio film e mi ha girato un video su un lampione ripreso passeggiando con il suo cane».    

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