Il cinema è cinema. Si “consuma” in sala (quando è possibile), sulle piattaforme, in televisione.
Da sempre sosteniamo che il cinema può essere “corto”, “medio” e “lungo”. Però il cinema corto e medio si trova raramente e si vede raramente, non è facile trovarlo in sala e non sempre è disponibile sulle piattaforme, soprattutto quando si tratta di film esordienti. È vero. Ci sono i festival che danno spazio e attenzione (anche se non proprio tutti).
Vogliamo citare a questo proposito l’esempio de I santi, un bellissimo film di quasi 30 minuti girato da Giacomo Abruzzese, pronto da mesi e selezionato solo dal RIFF di Roma, dove ha vinto il premio come Miglior film italiano. Ma ci sono anche piattaforme che dedicano attenzione ai corti. Una fra tante è Rai Cinema Channel, uno spazio digitale dedicato al racconto dei grandi festival o dei premi, dove è centrale la presenza del cortometraggio nella programmazione. Questa volta vogliamo parlare di un corto che si trova su RaiPlay. Si intitola A occhi aperti, lo dirige Mauro Mancini (il regista che ha esordito nel lungometraggio con Non odiare) che lo ha scritto con Chiara Laudani. Gli occhi aperti del titolo sono quelli di Salvatore Cascio, l’uomo che da bambino è stato il protagonista di Nuovo cinema Paradiso, che amava guardare i film al fianco del proiezionista (interpretato da Philippe Noiret) dell’unica sala della cittadina. Di anni ne sono passati da quel film e Salvatore è un uomo tra tanti, non recita più. Ha smesso non per mancanza di talento, ma perché è affetto da una malattia rara che colpisce una persona su tremila: la retinite pigmentosa, che provoca nel tempo la cecità. «Vedo un flusso di luce (…) – racconta Totò nel corto – non riesco a mettere a fuoco».
Prodotto da Fondazione Telethon e realizzato da Movimento Film con Rai Cinema, A occhi aperti ricorda la potenza del racconto filmico e l’impotenza del non poter vedere, del non poter essere se stessi. Salvatore Cascio infatti scopre questa malattia a dodici anni. Cresce e si rende conto di come non riesca a far sorridere i genitori e inconsapevolmente si chiude, perché non trova una via di uscita: interessante, dal punto di vista visivo, l’idea di Salvatore che si aggira nel Cretto di Burri a Gibellina. Girato appunto nei luoghi di Nuovo cinema Paradiso, A occhi aperti, nato per promuovere la ricerca sulle malattie rare, è una sintesi perfetta di come la realtà sia un potente detonatore per il cinema e il cinema un potente mezzo per raccontarla, per migliorare la vita e per dare spazio a chi è impossibilitato a trovare il suo posto nella società contemporanea.
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© Alessandro Pumo
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