«Una serie mai vista nel panorama italiano»: Matilda De Angelis racconta Citadel: Diana a Lucca Comics & Games
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«Una serie mai vista nel panorama italiano»: Matilda De Angelis racconta Citadel: Diana a Lucca Comics & Games

Insieme al collega Lorenzo Cervasio, la protagonista dello show ha spiegato al pubblico i motivi per cui vale la pena di immergersi in questo spy-thriller italiano dal sapore internazionale

«Una serie mai vista nel panorama italiano»: Matilda De Angelis racconta Citadel: Diana a Lucca Comics & Games

Insieme al collega Lorenzo Cervasio, la protagonista dello show ha spiegato al pubblico i motivi per cui vale la pena di immergersi in questo spy-thriller italiano dal sapore internazionale

citadel: diana

Ha debuttato su Prime Video il 10 ottobre lo spy-thriller Citadel: Diana, spin-off italiano di Citadel, la serie statunitense ideata dai fratelli Russo che ha rappresentato un punto di partenza per la creazione di un vero e proprio Universo narrativo dal sapore internazionale, al quale questo mese si aggiungerà anche un ulteriore tassello ambientato in India, intitolato Citadel: Honey Bunny.

In occasione della terza giornata di Lucca Comics & Games, nella cornice del Cinema Astra è andato in scena un incontro che ha visto salire sul palco Matilda De Angelis e Lorenzo Cervasio, rispettivamente interpreti della protagonista Diana Cavalieri e del suo improbabile alleato Edoardo Zani. Anche i Russo hanno preso parte al panel, salutando il pubblico della fiera tramite un video-messaggio realizzato proprio per l’occasione.

L’aspetto più complesso di Citadel: Diana, spiega Matilda De Angelis, è stato quello di “italianizzare” un genere “americano” come lo spy-thriller, fatto di intrighi internazionali, esplosioni, sequenze adrenaliniche e strumenti hi-tech. «Durante la realizzazione ci muovevamo in un mondo leggermente distopico, futuristico, fatto di spie. Un mondo che sicuramente non è “cinema verità”, non è il neorealismo al quale siamo tutti molto abituati e che fa parte della nostra cultura. La difficoltà è stata prendere un genere normalmente appannaggio degli americani e realizzarlo in lingua italiana, restituendogli una certa credibilità. Quindi credo che questa sia stata una delle sfide più grandi che abbiamo incontrato».

Lo show, oltre che raccontare una storia di spionaggio, si concentra anche nel far luce sui traumi e l’aspetto psicologico dei suoi protagonisti. «Penso che nessuno di noi sia essenzialmente buono o cattivo. Credo che questi epiteti non possano raccontare una persona nella sua totalità. Abbiamo buone intenzioni ma è evidente che alle volte facciamo del male a qualcuno senza accorgercene. La cosa bella di questa serie e di questi personaggi è che non vengono intrappolati all’interno di cliché in cui c’è un’eroina positiva che deve combattere il male assoluto. Ogni personaggio ha le proprie zone d’ombra e le proprie zone di luce, come tutti noi nella nostra vita. Lei non cerca di salvare il mondo, prova a salvare se stessa, e a volte per salvare noi stessi purtroppo facciamo del male agli altri; lei per raggiungere il suo obiettivo e la sua operazione deve fare anche delle scelte che a volte la portano ad essere cattiva. Questi sono i personaggi che amo più in generale nella cinematografia o nella letteratura», spiega Matilda De Angelis, alla quale fa eco anche il collega Lorenzo Cervasio, parlando del suo Edo.

«L’aspetto migliore della sceneggiatura sta proprio nel non avere dei personaggi tagliati con l’accetta. Il mio, fin dalla prima scena, mostra questa sua insofferenza nei confronti del padre, nei confronti del mondo in cui vive, e tutto questo lo porta ad agire e a fare cose non molto belle».

Ovviamente, componente fondamentale dello spy-thriller è l’azione. E in Citadel: Diana ce n’è davvero tanta, soprattutto per la giovane agente segreta che presta il nome allo show. «Quando fai queste cose hai un tempo limitato per prepararti. La sfida è sempre riuscire ad arrivare ad essere il più credibile possibile, nel minore tempo possibile. Ti prepari, studi, perché sono tutte cose che uno deve imparare e quando questo lavoro ti mette davanti la possibilità di fare qualcosa che normalmente non avresti mai fatto, cerchi di godertelo. Io volevo divertirmi il più possibile e volevo cogliere questa opportunità, perché quando mi ricapita di “sparare le cose”».

Ma perché dovremmo vedere proprio Citadel: Diana e non una qualsiasi altra serie spy? Lo ha spiegato Matilda De Angelis al pubblico in sala.
«Questa è una serie mai vista nel panorama italiano. Ci sono dei personaggi ai quali ci si può affezionare molto facilmente, perché parlano di cose universali: amore, famiglia, solitudine, rinunce, scoperte, libertà. Quindi sono estremamente umani. Poi ci sono tante cose che possono piacere agli amanti del genere action spy, ma anche ai romanticoni. Insomma ci sono cose per tutti i gusti. Secondo me è una serie di puro intrattenimento, estremamente godibile».

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