Dai tardi anni Trenta fino ai tardi anni Sessanta, a seguito dell’applicazione delle rigide norme imposte dal Codice Hays (nato per rispondere alla “immoralità” di Hollywood, ben raccontata da Damien Chazelle nel suo Babylon), nei film americani le coppie sposate, se rappresentate nell’intimità della loro camera nunziale, dormivano in due letti gemelli, singoli, vicini ma separati. Era uno stratagemma filmico per aggirare la norma che impediva di mostrare due personaggi sdraiati nello stesso giaciglio.
La diffusione dei film americani nel mondo portò però a far credere al pubblico di altre nazioni che, negli Usa, si dormisse davvero così, e da lì nacque la moda della “camera da letto all’americana”, contraddistinta, appunto, da due letti separati, che prese piede (per un breve periodo) anche da noi. Questo è un semplice esempio per far capire come il cinema, cioè un linguaggio visivo che avrebbe dovuto rappresentare la realtà, la realtà abbia finito spesso per deformarla. L’arte che imita la vita che imita l’arte, insomma.
Questa nuova rubrica si occuperà proprio di questo, di tutte quelle cose che abbiamo visto sul grande schermo ma che, volendo, possiamo portare nella nostra realtà. Abiti, mezzi, giocattoli, accessori, luoghi, cibi e bevande che sono diventati iconici al cinema, ma che non ci sono preclusi nella vita di tutti i giorni. E, ovviamente, partiamo con il personaggio e il franchise che, più di ogni altro, è conteso dai grandi marchi: James Bond. Esiste solo una regola per il product placement nei film dell’agente doppio zero: ogni cosa che si vede sullo schermo deve essere alla portata delle tasche di un pubblico benestante, ma non necessariamente ricco. Tutto, tranne una cosa: l’auto. Che deve restare un oggetto irraggiungibile, assolutamente esclusivo, anche per le persone dalla vasta disponibilità economica.
È per questo che Bond, pur indossando orologi di alta fascia, non porta al polso marchi High Luxury (per capirsi: Patek Philippe, Vacheron Costantine, Audemars Piguet, Jaeger-LeCoultre o, ancora peggio, Louis Moinet, Greubel Forsey, Bovet…), limitandosi al lusso borghese di un Rolex (prima) e di un Omega, poi, in modelli rigorosamente in acciaio. Quindi, se volete avere al polso un segnatempo adeguato mentre ordinate un Vesper Martini (cocktail creato e registrato da Ian Fleming nel primo romanzo di Bond, Casino Royale), potete scegliere tra una vasta gamma di modelli. Si va dal Rolex Submariner Big Crown con cinturino Nato customizzato, appartenente alla collezione personale di Sean Connery, al Rolex Submariner “pre-Daytona” di George Lazenby, ai modelli economici indossati da Roger Moore (in particolare, l’Hamilton Pulsar, il retro-futuristico Seiko H357 Duo Display, ma anche uno splendido Seiko Golden Tuna), al dimesso Tag-Heuer al polso di Timothy Dalton (un Night Diver Ref. 980.031), fino alla svolta Omega, avvenuta con Pierce Brosnan ma esplosa davvero con Daniel Craig (qui il modello è sempre un Sea Master 300, in varie incarnazioni).
Se, invece, vi interessa avere un bel completo da mettere nelle occasioni formali, potete fare un salto a Savile Row (la strada londinese dove troverete le migliori sartorie per l’eleganza maschile classica e senza tempo), oppure rivolgervi a Brioni (che ha confezionato gli abiti di Bond da GoldenEye del 1995 fino a Casino Royal del 2006) o Tom Ford, che ha preso in carica 007 da Quantum of Solace in poi.
Per le giacche, Belstaff è un marchio frequentato spesso dal prediletto di M, ma anche il già citato Tom Ford, Fred Perry (che spesso gli fornisce anche le polo, assieme a Sunspel) e Carhartt per i momenti più informali.
Se, invece, cercate un maglione, in quel caso, la scelta è univoca: N.Peal, tradizionale marchio inglese specializzato in cashmere che veste Bond praticamente da sempre (e realizza numerose collezioni vintage a tema ogni anno, interpretando o reinterpretando tutti i capi bondiani).
Anche per i guanti ci sono poche opzioni: Dents (che, oltre che l’MI6, fornisce Buckingham Palace), il bellissimo (ma impegnativo) modello “James” di Agnelle e dei guanti militari stile Mil- Tec.
Sui pantaloni avete varie possibilità, a seconda dello stile e dell’occasione: se volete qualcosa di combattivo, i cargo di N.Peal di No Time to Die fanno al caso vostro, poi Massimo Alba e Orlebar (che ripropone moltissimi modelli indossati da Bond nei film classici, compresi i suoi costumi da bagno degli anni Sessanta e Settanta).
Per le scarpe bisogna andare su un marchio inglese (ma oggi di proprietà del gruppo Prada), le Church’s, che 007 ha indossato di ogni foggia (con una certa predilezione per i modelli Oxford, più formali dei Derby), oppure Crockett & Jones. Per gli stivaletti militari tattici James predilige i Danner, mentre è raro vedere delle sneakers ai suoi piedi, a parte un paio di Gazelle II dell’Adidas, calzate brevemente in Skyfall. Cappelli Lock & Co., altro marchio tradizionale britannico, e lo stesso per le cravatte, Turnbull & Asser.
Quanto agli occhiali da sole, per anni Bond ha scelto marchi decisamente da mass market (Polaroid, Persol, Oliver Peoples) per poi passare a Tom Ford (ancora) e, infine, approdare a una firma raffinata e di (relativa) nicchia come Barton Perreira, brand che costruisce i suoi prodotti in Giappone, con processi ben poco industriali.
Più o meno questa breve panoramica dovrebbe permettervi di costruire un guardaroba da 007 (ma se volete diventare specialisti, il mio consiglio è andare a farvi un giro online su James Bond Suits) ma, ricordate, non è l’abito che indosserete a fare di voi una spia internazionale, ma la maniera in cui lo indosserete, senza darci troppo peso e come fosse per voi abituale: il Vesper va ordinato mescolato, non agitato, proprio come dovrete essere voi.
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