Se avete aperto Netflix, in questi giorni, vi sarà capitato di vedere che nelle primissime posizioni dei film più visti c’è un certo Under Paris, uno shark movie che sta appassionando gli abbonati della piattaforma e che punta a essere “Lo Squalo” francese.
La storia è semplice: uno squalo dalle dimensioni abnormi risale la Senna e mette così a rischio gli abitanti di Parigi e la gara di triathlon fortemente voluta dal sindaco della città. Una scienziata e la squadra di polizia fluviale fanno di tutto per contenere il pericolo, ma un’attivista ambientalista convinta di fare del bene scatena la furia dello squalo e della sua progenie.
Nonostante effetti speciali da mezza denuncia, Under Paris si sta imponendo per la semplicità della sua struttura e per la fedeltà al genere, dando qualcosa di cui parlare ai fan degli shark movie – che solo l’anno scorso sono tornati in sala per Meg 2 con protagonista Jason Statham. Tra gli argomenti più caldi, c’è anche il tema ambientale: il film diretto da Xavier Gens con protagonista la candidata all’Oscar Bérénice Bejo (The Artist) punta a far riflettere sull’impatto dell’uomo nei cambiamenti della natura e anche per questo si apre in una location tristemente famosa, il Settimo Continente. Esiste davvero questo immenso territorio di plastica?
Purtroppo sì, e la realtà è pure peggiore di quanto raccontato nel film. Nel 1997 il marinaio Charles Moore ha scoperto un gigantesco agglomerato di rifiuti, ora noto come Pacific Trash Vortex o anche Great Pacific Garbage Patch. Si tratta di un’isola galleggiante in mezzo all’Oceano Pacifico che ha le dimensioni del Canada (9.985.000 km²!) e per questo si è “meritato” il titolo di Settimo Continente. Tale formazione è composta da diverse isole formate da miliardi di frammenti di plastica che si disperdono dalla superficie al fondo degli oceani, raggruppati dalle correnti marine e che ovviamente costituiscono un enorme pericolo per gli abitanti del mare.
La verità dietro ad Under Paris va anche oltre, però. Oltre alla gigantesca formazione nel Pacifico, esistono infatti altre isole di plastica: una si trova anche nel Mar Tirreno e sta andando alla deriva tra la Corsica e l’isola d’Elba, mettendo a rischio un luogo fondamentale come il Santuario dei Cetacei, area marina protetta compresa tra il territorio francese, monegasco e italiano, istituita nel 1991 dal Ministro dell’ambiente Giacomo Pizzetti.
Se non verrà fatto qualcosa a riguardo, le previsioni sul Settimo Continente sono nefaste. Si stima infatti che entro il 2050 negli oceani ci saranno più rifiuti che pesci e gli accumuli di plastica nel Pacifico, Atlantico, Indiano e Mediterraneo sono drammaticamente destinati a crescere. D’improvviso, uno squalo nella Senna non sembra più il pericolo principale, vero?
Foto: Netflix
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