L’ex attrice e modella Valentine Monnier ha accusato Roman Polanski di averla stuprata in Svizzera nel 1975, quando lei aveva solo 18 anni. All’epoca lei aveva appena preso il diploma di maturità, e andò a festeggiare con degli amici in montagna, ospiti del cineasta. La donna racconta di aver inizialmente rifiutato un esplicito avance del regista mentre si trovavano su una seggiovia; una volta giunti allo chalet, però, Polanski si sarebbe trasformato in un uomo violento e senza scrupoli.
Ha dichiarato la Monnier a Le Parisien: «Non avevo alcun legame con lui, né personale, né professionale e lo conoscevo appena. Fu di estrema violenza, dopo una discesa in sci, nel suo chalet a Gstaad, in Svizzera. Mi colpì, mi riempì di botte fino a quando non opposi più resistenza, poi mi violentò facendomi subire di tutto. Avevo appena 18 anni. […] Ero totalmente sotto shock, pesavo 50 chili, Polanski era piccolo, ma muscoloso e, a 42 anni, nel pieno delle forze: ebbe la meglio in due minuti. Mi dissi: ma è Roman Polanski, non può rischiare che si venga a sapere, quindi mi dovrà uccidere». Il regista, racconta la donna, si sarebbe poi scusato con lei in lacrime, facendosi promettere di mantenere il silenzio sull’accaduto.
La Monnier, che oggi vive a New York, sostiene di aver deciso di rompere il silenzio spinta dall’imminente release del nuovo film di Polanski, L’ufficiale e la spia, che racconta proprio la storia di un grande errore di giustizia. A seguito dello scandalo Weinstein, la donna afferma anche di aver scritto delle lettere riguardo la violenza subita sia alla polizia di Los Angeles che alla first lady francese Brigitte Macron.
Ha proseguito la presunta vittima: «Il ritardo di reazione non significa che si è dimenticato. Lo stupro è una bomba a orologeria. La memoria non si cancella, diventa fantasma e ti insegue, ti cambia insidiosamente. Il corpo finisce spesso per risentire di quello che la mente ha tenuto in disparte, fino a quando l’età o un avvenimento ti rimette di fronte al ricordo traumatico».
Dal canto suo, l’avvocato di Polanski, Herve Temime, fa sapere che il regista «nega con fermezza ogni accusa di stupro», aggiungendo inoltre che l’accusa «che dovrebbe risalire a 45 anni fa non è mai stata denunciata alle autorità competenti».
Nel corso degli ultimi anni, ricordiamo che il cineasta è stato accusato di stupro diverse altre volte. Nel 2010, l’attrice britannica Charlotte Lewis l’ha accusato di averla stuprata nel 1983, quando lei aveva 16 anni; un’altra donna, identificata come “Robin”, l’ha invece accusato nel 2017, sostenendo di esser stata violentata da lui nel 1973, quando lei aveva 16 anni. Sempre nel 2017, poi, l’ex attrice Renate Langer ha dichiarato di esser stata stuprata da Polanski nel 1972, quando lei aveva 15 anni. Per l’avvocato del regista, tutti e 3 i casi sarebbero «senza fondamenta».
Fonte: La Repubblica, France 24
Foto: Getty Images
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