Quando si parla di Studio Ghibli, vengono giustamente subito in mente alcuni dei più grandi capolavori del cinema d’animazione orientale e non solo. Da Il mio vicino Totoro a La città incantata, passando per Il Castello Errante di Howl o il più recente Il ragazzo e l’airone, è indubbio che le opere del Maestro Hayao Miyazaki abbiano contribuito a rendere il marchio così celebre nel mondo. Eppure, le attività dello studio vanno ben oltre e uno dei migliori film degli ultimi 10 anni anni da loro prodotto è anche che in pochi ricordano.
Bisogna tornare indietro nel 2016 per parlare di La tartaruga rossa (in originale La Tortue rouge), film diretto dall’olandese Michaël Dudok de Wit e vincitore del premio Un certain regard alla 69° edizione del Festival di Cannes. Non solo, il film ha conquistato anche una candidatura ai premi Oscar del 2017 (ma a trionfare era stato Zootropolis) e diversi altri riconoscimenti. In pochi forse ricorderanno che il film è una co-produzione tra diverse società situate in Francia, Belgio e appunto Giappone.
La storia produttiva di La tartaruga rossa inizia nel 2008, quando il co-fondatore di Wild Bunch Vincent Maraval incontra Hayao Miyazaki e gli mostra Father and daughter, corto animato del 2000 diretto dall’animatore de Wit. Affascinato dal progetto, Miyazaki pare gli abbia detto che se mai lo Studio Ghibli avesse deciso di produrre un film di un animatore straniero, sarebbe stato proprio quello di de Wit. E così è stato: il tentativo di Toshio Suzuki di rinnovare lo studio e portarlo ad un livello ancora più internazionale si è concretizzato otto anni più tardi con la co-produzione del delicatissimo film senza neppure una linea di dialogo.
Ma di cosa parla La tartaruga rossa? Di un naufrago che resta intrappolato su un’isola tropicale abitata da numerosi tipi di animali. I suoi disperati tentativi di fuggire vengono sistematicamente vanificati da una strana creatura marina, una tartaruga rossa. Quando riesce ad avere la meglio su di lei e ad ucciderla, sull’isola compare una donna misteriosa con la quale inizia una vita tranquilla. La donna in realtà è quello stesso animale, che dopo molti anni e aver visto il figlio allontanarsi dall’isola, alla morte del compagno torna nel mare da cui era venuta.
Il trailer di La tartaruga rossa dello Studio Ghibli
Una storia di gran cuore, con un’animazione delicatissima e temi ambientalisti che vengono proposti in maniera allegorica e profondità filosofica – il tutto senza neppure il bisogno di dire una parola. Non sorprende quindi che Miyazaki e lo Studio Ghibli abbiano scelto proprio La tartaruga rossa per la loro finora unica co-produzione internazionale. Voi cosa ne pensate? Ricordavate questo titolo passato molto sotto traccia, ma a suo modo bellissimo? Diteci la vostra nei commenti.
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