In occasione dell’uscita home video di Up (27 gennaio 2010), abbiamo incontrato Enrico Casarosa, designer genovese alla soglia dei 40 anni, che ha sfondato Oltreoceano. Dopo aver completato gli studi all’Istituto Europeo di Design e a New York è entrato a far parte dei Blue Sky Stusios per L’era glaciale e Robots. Dal 2002 è stato assoldato alla Pixar per portare agli studios il suo tocco europeo. Ha lavorato nel team degli storyboard artists dell’ultimo successo Disney-Pixar (che si è appena guadagnato due Golden Globes) e ha iniziato la sua carriera nei mitici studios di San Francisco lavorando a Cars e al premio Oscar Ratatouille. Ora la Pixar gli ha dato carta bianca per un corto con personaggi originali, che farà da apripista in sala a Cars 2 nell’estate 2011.
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Best Movie: Come sono stati concepiti i personaggi di Up?
Enrico Casarosa: «Tutto è nato da uno schizzo di Pete Docter, uno dei due registi del film, che aveva disegnato un vecchietto con tanti palloncini. Dopo un po’ ha deciso di costruire una storia attorno a quel personaggio, cercando di inserire anche l’elemento della fuga… Così sono nati Carl e la sua travolgente avventura. E gli si è dato forma… Ecco le forme sono molto importanti in questo film, seguono gli stati psicologici dei personaggi. Carl ha una figura molto squadrata, mentre il piccolo Russell è tondo e morbido, aperto alla vita, infine, il cattivo, Muntz è molto spigoloso e suggerisce pericolo…».
BM: In cosa consiste esattamente il lavoro di uno storyborad artist?
Enrico Casarosa: «Innanzitutto, lavoriamo quasi sempre in team, da 5 a 10 persone, secondo il progetto. Facciamo qualcosa di molto simile ai fumetti, infatti molti miei colleghi arrivano da quell’ambiente. Il nostro ruolo è quello di dare corpo ai personaggi, sviluppare e scolpire la sceneggiatura, trovando le soluzioni più adatte al film. Facciamo continui screening durante la lavorazione per testare le nostre idee. Per alcune sequenze facciamo diversi tentativi prima di arrivare alla soluzione ideale, ovvero quella che si sposa meglio con l’atmosfera del film. Si tratta di qualcosa che si avverte…».
BM: Ci faccia un esempio sulla lavorazione di Up…
Enrico Casarosa: «Il cattivo del film, Muntz, ci ha creato diversi problemi. Nelle edizioni home video potete vedere alcune delle soluzioni pensate per la fine di questo personaggio. All’inizio non sapevamo se farlo morire o meno. Ma farlo sparire e basta lasciava troppe porte aperte: ci voleva qualcosa di più netto. Così abbiamo deciso di “farlo fuori”. Ma come? L’idea migliore, anche se non nuovissima, è stata quella di farlo precipitare. Tuttavia a quel punto ci siamo trovati a testare diverse ipotesi… Abbiamo pensato anche quella di farlo volare verso l’alto attaccato a dei palloncini, ma non sarebbe stato efficace. Abbiamo avuto difficoltà anche per la sua apparizione… era il mito di gioventù di Carl e della sua Ellie, era quello che sarebbe potuto diventare lo stesso Carl, se avesse scelto di abbandonare tutto come lui…».
BM: Come è cambiato il vostro lavoro negli anni?
Enrico Casarosa: «Dalla matita siamo passati alle tavolette-schermo, che rendono molto più semplice il monitoraggio del nostro lavoro… avviene quasi in tempo reale. Il montaggio è più facile e più immediato. Prima per testare quello che facevamo dovevamo aspettare le stampe che arrivavano due o tre giorni dopo… Qualche volta la matita per gli schizzi è ancora il mezzo più veloce… e ogni tanto mi manca…».
BM: Ci può raccontare una giornata tipo ai mitici studios Pixar?
Enrico Casarosa: «Gli studios si trovano nella baia di San Francisco. Arrivo lì attorno alle nove, faccio una bella colazione e poi giù a disegnare. L’azienda, però, è ricca di infrastrutture, che ci offrono la possibilità di stimolare altri interessi, che possono aiutare la nostra creatività. Durante la giornata si può partecipare anche a diversi corsi: dallo yoga alle figure dal vero, che ci aiutano anche a tenerci in movimento».
BM: Pixar le ha affidato un progetto originale, ci può raccontare qualcosa?
Enrico Casarosa: «Si tratta di un corto, con storie e personaggi completamente originali: sarà la mia prima regia. Il film farà da apertura a Cars 2 nell’estate del 2011. Sono molto onorato di questa possibilità, anche perché la Pixar è un’azienda che lascia piena libertà ai responsabili di un progetto. Infatti, ogni film ha l’impronta del suo regista…».
BM: Ha già un lungometraggio nel cassetto?
Enrico Casarosa: «No, per ora no. Diciamo che al momento un corto è un boccone che so di poter mangiare. Magari dopo questo lavoro, però, mi verrà l’ispirazione per un lungo».
BM: Ci sono dei registi che la ispirano in modo particolare?
Enrico Casarosa: «Vado molto d’accordo con Pete Docter, il regista di Up, ma il mio mito è senza dubbio Hayao Miyazaki».
BM: Cosa consiglierebbe all’animazione europea per arrivare al livello di giganti come Disney-Pixar?
Enrico Casarosa: «Francamente penso che in Europa non manchi affatto il talento. Ci sono tutte le carte in regola. Il consiglio che darei agli animatori del Vecchio Continente è quello di trovare i produttori giusti…».
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