Venezia 2013, Paul Schrader: «Oggi (che Lindsay non c’è) sono un uomo libero»
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Venezia 2013, Paul Schrader: «Oggi (che Lindsay non c’è) sono un uomo libero»

Il regista ha presentato The Canyons, mettendo subito le mani avanti sulla discussa assenza dell’attrice e puntando il dito sulla deriva dell'industria cinematografica

Venezia 2013, Paul Schrader: «Oggi (che Lindsay non c’è) sono un uomo libero»

Il regista ha presentato The Canyons, mettendo subito le mani avanti sulla discussa assenza dell’attrice e puntando il dito sulla deriva dell'industria cinematografica

Probabilmente la sua presenza avrebbe riempito la sala delle conferenze stampa (meno affollata del previsto). Certo, ha riempito la bocca di giornalisti e pubblico, che da giorni non fanno che parlare di lei. Lindsay Lohan è la grande assente di questa edizione del Festival di Venezia e la star più discussa.
Oggi protagonista (indiretta) al Lido grazie alla presentazione di The Canyons, il noir diretto da Paul Schrader e scritto da Bret Easton Ellis che la vede duettare con il porno-attore James Deen (leggi la nostra recensione del film).

Lo stesso Schrader aveva già reso note le difficoltà avute con la Lohan durante la lavorazione, «non è capace di scindere la vita privata da quella professionale» (pare addirittura che l’abbia licenziata e poi riassunta), e oggi ha voluto togliersi un ultimo sassolino dalla scarpa: «Finalmente sono un uomo libero. Negli ultimi 16 mesi sono stato ostaggio di un’attrice di grande talento, che oggi non è qui, per cui non ho intenzione di rispondere per lei sulle sue vicende personali. Professionalmente parlando Lindsay ha delle qualità stupende, perché non ha paura ed è temeraria, però non riesce a fingere. Il che da un lato è positivo, perché anche quello che si vede sullo schermo è molto genuino, ma dall’altro è un “metodo” che spesso porta a dilatare i tempi e ad esaurire lei e le persone che le stanno intorno».

Il regista di American Gigolo appare francamente infastidito dalla bagarre che si è scatenata attorno al film per via della Lohan e che inevitabilmente ha distolto l’attenzione dal prodotto in sé. Un progetto che, nonostante le critiche ricevute, regista e sceneggiatore continuano a difendere a spada tratta, rivendicando il fatto di aver lavorato in assenza di budget: «Avevamo a disposizione 150.000 dollari; io stesso – confessa Ellis – sono rimasto sorpreso dall’eleganza del risultato finale». «In fondo è stata una sfida divertente, che ci ha entusiasmati. Ma non penso potrei reggere un altro film low budget a questi livelli» gli fa eco Schrader.

L’idea di The Canyons nasce dalla mente dello stesso sceneggiatore – scrittore tra i più apprezzati della letteratura americana – che non aveva alcuna intenzione di fare un film che commentasse la deriva di una generazione né quella dell’industria cinematografica. «Semplicemente volevo aggiornare il noir. Inizialmente i miei protagonisti erano più adulti, ma avendo io un’ossessione per James Deen e volendolo assolutamente ingaggiare nel ruolo di co-protagonista ho abbassato le età dei personaggi».

Una velata critica alla situazione attuale del cinema è comunque evidente fin dai primi frame della pellicola, che mostrano in sequenza sale e teatri dismessi. «Quella è stata una mia idea» conferma Schrader. «La mia intenzione, discussa con Bret, era quella di fare un film per l’era del post-cinema, nella quale di fatto stiamo vivendo. Un film creato ad hoc per il mercato home video e per le piattaforme social e multimediali, ma non per i cinema, che tra poco chiuderanno tutti quanti. Non voglio essere melodrammatico, ma è evidente che nell’industria cinematografica è in corso un cambiamento sistemico; tutto quello che conosciamo del passato ormai non si applica più».

E allora forse è stata una fortuna che James Deen («era il mio soprannome da giovane; l’ho voluto trasformare in nome d’arte») abbia mosso i suoi primi passi a Hollywood, o almeno nei dintorni, sotto l’egida di «un maestro, anzi due, che mi hanno insegnato molto». Molto professionale, quasi serio, l’attore alla sua prima esperienza in un film non porno si dice compiaciuto di aver potuto sviluppare un personaggio in tutta la sua profondità: «Nelle mie pellicole si lavora sempre troppo in fretta; non c’è alcun interesse verso la psicologia dei protagonisti o la sinossi, tanto che a volte ti senti addirittura astratto. Lì conta ben altro. E nonostante anche in The Canyons ci siano scene esplicite è bello vedere come nascano da altre motivazioni, non per eccitare lo spettatore ma per continuare il dialogo tra i protagonisti». Una sorta di American Gigolo 2.0, «sì, ma dell’originale ho solo l’andatura, nient’altro».

(Foto: Getty Images)

Paul Schrader al photocall insieme allo sceneggiatore Bret Easton Ellis, il porno-attore James Deen e l’attrice Tenille Houston, ingaggiata in Rete

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