Venezia 65: Kathryn Bigelow scaglia la sua bomba sul Lido
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Venezia 65: Kathryn Bigelow scaglia la sua bomba sul Lido

La regista di Strange Days ci trascina in quell';arena polverosa e tormentata che è l';Iraq con The Hurt Locker, tostissimo ritratto su chi sceglie volontariamente ogni giorno di guardare in faccia la morte

Venezia 65: Kathryn Bigelow scaglia la sua bomba sul Lido

La regista di Strange Days ci trascina in quell';arena polverosa e tormentata che è l';Iraq con The Hurt Locker, tostissimo ritratto su chi sceglie volontariamente ogni giorno di guardare in faccia la morte

La cosa che più colpisce e sconvolge del durissimo The Hurt Locker è che a dirigerlo sia stata una donna. Ambientato ai nostri giorni nelle terre martoriate dell’;Iraq il film, in concorso a Venezia, è un pugno nello stomaco, forte almeno quanto quelli che i soldati protagonisti si scambiano “amichevolmente” la sera per sfogare le tensioni accumulate dopo una  giornata passata a disinnescare ordigni esplosivi e rischiare la pelle. Una pellicola, secondo la regista, «su una guerra che non viene coperta e raccontata abbastanza» e per la quale Kathryn Bigelow (nella foto) (Point Break, Strange Days) è tornata dietro la macchina da presa dopo sei anni di stop (del 2002 il suo K-19). A convincerla a calarsi nell’;inferno iracheno i resoconti del reporter di guerra Mark Boal (autore anche della sceneggiatura) reduce da un periodo trascorso fianco a fianco con un’unità speciale incaricata di individuare e disinnescare gli ordigni esplosivi  piazzati dai guerriglieri lungo le strade, nei bagagliai delle auto e persino nei corpi straziati di bambini-bomba (il Pentagono ne ha segnalati e disinnescati oltre 500 e circa 250 mila rubati). Non ci risparmia nulla The Hurt Locker, e scava a fondo dei meccanismi psicologici che possono indurre un giovane a decidere volontariamente di calarsi in quel girone infernale. Un ritratto veritiero, “una fiction documentaria” come l’;ha definita in conferenza stampa la regista, che pungola le coscienze con la fastidiosa realtà di una guerra con «tanti punti di inutilità e alla quale solo un uomo, che risponde al nome di Barak Obama, potrà porre fine». Un dramma che «appartiene a tutte le guerre e non solo a questa» ha spiegato Boal, e che sullo schermo diventa quello del sergente William James (Jeremy Renner), artificiere che assume il comando di una squadra speciale che ha da poco perso il suo leader in un’;operazione. A fare i conti con la sua personalità aggressiva e i suoi modi sconsiderati e sprezzanti del pericolo sono il sergente JT Sanborn (Anthony Mackie) e il soldato specializzato Owen Eldrige (Brian Geraghty). Un count down accompagna le immagini segnalando il momento che riporterà i soldati a casa dopo la missione e scandisce le giornate di questi giovani uomini che, faccia a faccia con la morte, reagiscono ciascuno diversamente. Paura, adrenalina e persino assuefazione al pericolo. Sono queste le risposte e le reazioni dei soldati che la Bigelow riesce a raccontare con tale durezza e verità che viene da chiedersi se anche lei sotto al tailleur elegantissimo che indossa tenga nascosta una divisa e una buona dose di attributi…

Al.Za.

Nella foto a destra: da sinistra gli attori Brian Geraghty, Anthony Mackie, la regista Kathryn Bigelow, il giornalista e sceneggiatore Mark Boal, l’;attore Jeremy Renner

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