Venezia 68, «Quando Polanski chiama nessuno dice di no»
telegram

Venezia 68, «Quando Polanski chiama nessuno dice di no»

Parola di Kate Winslet che in assenza del regista e Jodie Foster, ha raccontato com'è stato girare il drammatico Carnage. Con lei in conferenza stampa anche Christoph Waltz e John C. Reilly

Venezia 68, «Quando Polanski chiama nessuno dice di no»

Parola di Kate Winslet che in assenza del regista e Jodie Foster, ha raccontato com'è stato girare il drammatico Carnage. Con lei in conferenza stampa anche Christoph Waltz e John C. Reilly

Roman Polanski era ovviamente il Grande Assente, quasi inutile precisarlo. È spettato dunque al suo cast (quasi) al completo presenziare alla conferenza stampa di Carnage (leggi la recensione), dramma da camera in cui spicca un cast di “mostri di bravura”: tre premi Oscar come Kate Winslet, Jodie Foster e Christoph Waltz e uno dei comedian più amati d’America, John C. Reilly, non nuovo a ruoli più impegnativi (Magnolia, The Hours e La sottile linea rossa vi dicono qualcosa?). In contumacia Polanski e vista anche l’assenza della Foster, è toccato alla Winslet, la più “esperta” del gruppo, fare da maestra di cerimonia nei confronti dei cronisti, mentre Reilly è rimasto un po’ defilato e Christoph Waltz ha regalato perle del suo umorismo sarcastico, che ricorda (molto) da vicino quello dei suoi stessi personaggi.

Come avete reagito alla chiamata di Polanski?
Kate Winslet:
Ovviamente quando chiama Polanski nessuno dice di no. Da una parte sei sicuro del risultato perché sai che andrai a lavorare con un regista estremamente capace e quindi questo ti fa sentire estremamente sicuro, dall’altra sei terribilmente eccitato e nervoso. Avevo visto la piéce a teatro ed è incredibilmente uguale al film. Sono molto onorata di essere qui.
John C. Reilly: Carnage è una storia preziosa con una visione molto ampia dei sentimenti umani.
Christoph Waltz: Ovviamente se ti chiama Polanski sei eccitato. Quando sai che è per Carnage sei doppiamente eccitato, ma poi la cosa bella è che arrivi lì e incomincia davvero l’avventura, perché stai per sei settimane chiuso in un appartamento…

Com’è stato girare la scena del vomito?
KW: È stato assolutamente divertente farla, al punto che ci trattenevamo dal ridere. Non potevo certo tenere del vomito vero nella mia bocca: nessun essere umano ci riuscirebbe. Diciamo che tramite la CGI quella scena è stata ricreata in modo realistico. Ho consigliato io che il vomito fosse di una consistenza mediamente tra il liquido e l’appiccicoso, in modo che mi rimanesse attaccato alle unghie.

Siete tutti grandissimi attori. Potete parlarci del metodo che avete applicato per un film che ha un ritmo così teatrale?
CW: Non perdo tempo con il metodo. Io penso al lavoro.

Di che marca era il whisky che avete bevuto e che a un certo punto fa sì che vi sciogliate parecchio?
JCR: Un whisky scozzese molto buono. Finto. Ovviamente…
CW: Io non bevo.

Come si lavora in spazi così stretti?
KW:
Lavorare in una sola stanza per sei settimane non è semplice. Devi lavorare tantissimo sulle prove, fare uno scambio di idee costante. Calibrarti sull’altro. Quando arrivi là ti comporti esattamente come a teatro…
CW: È un modo microscopico di lavorare che mi è piaciuto molto.

Leggi anche la nostra recensione del film

© RIPRODUZIONE RISERVATA