Venezia 68, Colin Firth: Dove tengo il mio Oscar? Chiedetelo ai miei bambini
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Venezia 68, Colin Firth: Dove tengo il mio Oscar? Chiedetelo ai miei bambini

Best Movie incontra il premio Oscar per Il discorso del Re, che a Venezia è in Concorso con La talpa

Venezia 68, Colin Firth: Dove tengo il mio Oscar? Chiedetelo ai miei bambini

Best Movie incontra il premio Oscar per Il discorso del Re, che a Venezia è in Concorso con La talpa

L’Oscar? Sembra esserselo già dimenticato. «Dove tengo la statuetta? Dovunque la mettano i miei bambini». Nella sua casa in Inghilterra o in Italia? «Non lo so davvero». Un po’ blasè e un po’ basso profilo, Colin Firth si presenta a Best Movie con quell’aplomb britannico che ne ha fatto per tanti anni il perfetto Mr. Darcy di una preziosa versione di Orgoglio e pregiudizio per la Tv inglese agli imizi della sua carriera. Un vero Englishman a Hollywood che, pur avendo vinto l’Oscar e avendo a disposizione qualunque ruolo avesse voluto, ha preferito partecipare al supercorale La talpa (in originale Tinker, Taylor, Soldier, Spy) di Tomas Alfredson in Concorso alla Mostra, dove recita in un ruolo non principale accanto ad altri grandi attori come Gary Oldman, Mark Strong, John Hurt e al futuro cattivo del Batman di Nolan Tom Hardy.

Best Movie: È affascinante interpretare una spia. Qual è stato l’aspetto che l’ha intrigata di più?
Colin Firth: Il motivo per cui le spie attirano è perché sono un insieme affascinante di elementi assortiti. Vite spericolate, macchine incredibili, grandi scene d’azione, ma anche il loro linguaggio segreto. Come James Bond.
BM: Avrebbe mai voluto fare la parte di Bond? Ci ha mai pensato? Avrebbe potuto fare qualsiasi altra cosa dopo aver vinto l’Oscar, perché ha scelto proprio un film, dove per giunta non è il protagonista e deve dividere la scena con così tanti attori?
CF: La vittoria agli Oscar è stato un momento un po’ particolare l’anno scorso. Breve, intenso e un po’ isterico. È stato bello far parte di un progetto fresco come questo. Non essere troppo sotto i riflettori. Respirare quell’atmosfera così ensemble.
BM: Come ha costruito il suo personaggio?
CF: La sua vita è dominata dal sospetto e dalla fiducia. Vive nel continuo dubbio che colui che considera un amico e un fratello sia in realtá la talpa.
BM: Ha conosciuto John Le Carrè, dal cui romanzo è tratto il film?
CF: L’ho incontrato prima di questo film e siamo ancora in contatto. Compare anche nel film, in un piccolo cameo è anche nel film. Il suo endorsement ha avuto una certa importanza.
BM: Ha conosciuto delle spie per prepararsi al ruolo?
CF: No. Oddio, forse…
BM: Il suo personaggio è un po’ ambiguo, non è vero?
CF: Sì, vive questa sorta di bisessualità. Ha un’amicizia con implicazioni omosessuali e un rapporto molto difficile con la moglie. È solo e così umano nella sua vulnerabilità…
BM: Le è piaciuto muoversi in questi ambienti che miravano a ricreare l’atmosfera della Guerra fredda?
CF: Assolutamente sì. Era davvero come far parte di un’epoca precedente a tutto quello che esiste oggi. Così sofisticata e vittoriana.
BM: Ha appena finito di girare Gambit, il remake del film con Michael Caine. Cosa ci può dire?
CF: È un perfetto heist movie (film di rapina, ndr). Con un tono molto farsesco… (Foto: Getty Images)

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