Molta attesa in conferenza stampa dopo l’accoglienza controversa da parte della stampa della proiezione di Un été brûlant. Il regista Philippe Garrel, era presente con a fianco il figlio Louis, protagonista del film, Monica Bellucci e gli altri interpreti Céline Sallette e Jérome Robart. Tutti gli sguardi ovviamente su Monica, ma l’impressione è che la sua presenza non basti a nascondere le contraddizioni del film.
Nel suo film sembra esserci molto di un altro film, Il disprezzo di Jean-Luc Godard.
Philippe Garrel: In ogni film c’è un nucleo espressivo, un atomo che ne costituisce l’essenza e che può farlo diventare un capolavoro. Io mi considero un discepolo di Godard e per questo non nego di ispirarmi spesso a lui. Non in senso accademico però, non cerco di rifare i suoi film, ma di cogliere quel nucleo che lo caratterizza. Penso che sia meglio avere dei punti di riferimento, quando si opera nel campo dell’arte e i miei maestri sono questi, Godard, Antonioni, Bergman.
Cosa pensa dell’accoglienza del suo film? La sala sembrava divisa.
PG: Faccio film da molti anni, non mi stupisco di avere estimatori e detrattori, nel nostro mestiere è normale. Del resto l’argomento della coscienza delle donne è ostico, se pensiamo che ancora nell’800 la letteratura si rifiutava di riconoscere l’esistenza di una coscienza femminile. Così è da poco che cerchiamo, noi uomini, di capirle e rappresentarle.
Monica, come al solito si parlerà molto della sua scena di nudo…
Monica Bellucci: In realtà l’esperienza del film è stata molto più di questo: lavorare con Garrel è realmente aver a che fare con un maestro da cui capisci subito di aver tantissimo da imparare. Tutta l’atmosfera durante le riprese è stata essenzialmente questo.
Molto del film sembra avere riferimenti pittorici. È così?
PG: Sì, anche le riprese che riguardano Monica si rifanno idealmente a Courbet. Avendo alle spalle studi artistici e di pittura ho cercato di esprimermi rifacendomi ai canoni della pittura classica. In Francia abbiamo una venerazione per Leonardo e per il suo senso delle proporzioni. Nel mio film sicuramente c’è un po’ anche di questo.
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