Dopo I’m Carolyn Parker, documentario su una delle sopravvissute all’uragano Katrina, Jonathan Demme torna a raccontare un musicista come già aveva fatto nel 2009 e nel 2011 con Neil Young. Stavolta i ritmi non sono quelli del cantautore canadese bensì quelli etnici, sincopati e sperimentali di Enzo Avitabile, musicista napoletano vincitore del premio Tenco e noto per la riuscita dei suoi ensemble internazionali. Prodotto da Dazzle Communication in collaborazione con Rai Cinema Enzo Avitabile Music Life è sperimentale come i suoi due autori, Demme e Avitabile, perchè alla classica struttura da biopic preferisce quella della jam session in progress. Il regista americano sceglie infatti di raccontare Avitabile principalmente attraverso la sua musica, vero motore di tutta la sua vita, e dà ampio spazio alle performance dell’artista e di alcuni illustri colleghi, tra cui Toumani Diabatè, Eliades Ochoa e Luigi Lai. Ne viene fuori un grande videoclip, trascinante e a tratti ipnotico, come l’esecuzione di “Canta Palestina” brano cantato con Amal Murkus, e dedicato all’attivista italiano Vittorio Arrigoni, morto a Gaza nell’aprile 2011.
Un ritratto curioso e incuriosito anche per quegli spettatori che non conoscono nè Avitabile nè la sua musica, che insieme al regista potranno divertirsi a scoprire la passione e il percorso personale dell’artista che è riuscito a reinventare melodie dialettali e a trasformale in un linguaggio attuale e multiculturale. Un film che non potrà non piacere agli appassionati di musica dunque ma che pone qualche dubbio sulla completa riuscita: l’impressione è che gli squarci di vita personale di Avitabile siano superficiali, bidimensionali e che nè le parole delle figlie, nè gli aneddoti degli amici di sempre del quartiere Marianella, riescano a dare quella completezza al ritratto che ci si aspetterebbe dal documentario. E che Demme aveva meravigliosamente trovato in Man from Plains, raccontando storia e vita dell’ex presidente Usa, Jimmy Carter.
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