Indiana, ma statunitense d’adozione. Nel sangue di Mira Nair, che ha presentato oggi alla stampa la sua ultima fatica alla Mostra di Venezia, “scorre anche il Pakistan”, che ha potuto visitare solo sei anni fa. E’ proprio da qui che prende il via l’avventura tra due mondi del suo Changez (Riz Ahmed), che parte alla volta degli Stati Uniti per realizzarsi umanamente e professionalmente in un Paese che premia il talento e può misurarsi alla pari. La sua carriera come analista economico di una multinazionale prende immediatamente il volo, grazie anche all’amore di una fotografa newyorkese, Erica (Kate Hudson). L’American Dream si sgretola, però, improvvisamente l’11 settembre 2001. Deluso e frustrato dal mondo che tanto amava e che gli si è rivoltato contro, tornerà in patria per insegnare all’università, ma verrà sospettato dalla CIA di legami con i terroristi.
Il fondamentalista riluttante della Nair, basato sul romanzo di Mohsid Hamin (che ha cosceneggiato il film insieme alla regista), si snoda quindi come un dramma dai risvolti thriller, che punta a lanciare un messaggio di pace e «dialoga tra Oriente e Occidente, con l’intento di creare un ponte culturale tra due mondi» come ha sottolinea la stessa autrice in conferenza stampa. E di ricercare «l’umanità, prima di tutto, dietro l’apparenza» ha aggiunto Hamin.
L’aspetto religioso della vita di Changez viene lasciato in secondo piano, ma non perché «sarebbe stato complicato. Abbiamo voluto allontanarci dallo stereotipo del musulmano anche perché il film non è un cammino religioso, ma principalmente un percoso di riflessione umana e politica».
Un percorso che, insieme a Changez, affrontano anche la sua donna e l’agente della CIA che indaga sul suo conto (Liev Schreiber). «Erica – ha spiegato la Hudson – esce da un doloroso lutto, ma grazie all’incontro con Changez scopre la possibilità di poter amare nuovamente e si apre al nuovo». Un’esperienza resa più credibile – secondo la regista – dalla scelta di far recitare l’attrice con un’insolita chioma mora. «Volevo che la storia d’amore fosse lontana dagli stereotipi, Non volevo che Kate rientrasse nei canoni dell’eroina romantica. Desideravo che emergesse in modo nuovo rispetto a come la conosce il grande pubblico». «Ho apprezzato molto l’approccio di Mira al mio personaggio – ha raccontato, invece, Schreiber – perché nella sua complessità gli ha regalato una profonda empatia con il suo avversario. Siamo due outsider… Un po’ come noi attori, del resto: siamo outsider che cercano disperatamente di essere persone normali».
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