«Se sei carina ti succede di mettere un annuncio su Internet per un lavoro da barista o donna delle pulizie, ma ti contattano per fare la hostess o la escort». E anche quando effettivamente ti chiamano come cameriera, mentre stiri, un viscido vecchio ti chiede un massaggio, e chissà che altro.
Il racconto di Gina, la promettente esordiente Giulia Valentini di Un giorno speciale (il terzo e ultimo film italiano – insieme a È stato il figlio e Bella addormentata – in gara per il riconoscimento principale alla 69esima Mostra di Venezia, tratto dal romanzo Il cielo con un dito di Claudio Bigagli) è tremendamente agghiacciante nella sua plausibilità. In un’Italia che assiste impassibile di fronte a una generazione precaria e senza futuro, allo sfruttamento dei suoi giovani e dove anche la piaga delle raccomandazioni si trasforma da spintarella a compromesso. Verso il quale si viene addirittura indirizzati da madri abominevoli.
È proprio quanto accade a Gina, bellissima 19enne della periferia di Roma, che sogna di diventare attrice e alla quale la madre procura un incontro con un onorevole, che potrebbe aiutarla a sfondare. Ad accompagnarla è Marco (Filippo Scicchitano, già visto in Scialla!), al suo primo giorno di lavoro come autista, al volante grazie a un favore che la madre ha ottenuto da un prete dopo anni di rammendi “pro-bono”, che prima o poi le avrebbero permesso di chiedere il conto in favore del figlio. «Ho lasciato la scuola perché ero una capra… ma sono convinto che alla fine non importa quello che fai, ma come lo fai… Ho la mentalità imprenditoriale e un giorno mi metterò in proprio, con una macchina mia, magari in leasing… Ho fallito a ogni occasione che la vita mi ha presentato, ma questa volta…». Questa volta vuole fare sul serio Marco, che intende dimostrare a se stesso e alla famiglia di potercela fare. E il suo primo incarico sarà più decisivo di quanto egli stesso immagina per crescere, per una svolta. L’appuntamento con l’onorevole viene posticipato e i due ragazzi si trovano a vagare per Roma per un’intera giornata, in attesa di nuove indicazioni. Così, per i due inizia un viaggio in una città che diventa il terzo personaggio chiave del film e si mostra attraverso la magnificenza dei suoi palazzi e dei suoi simboli artistici, come anche nel degrado delle zone oscure delle falangi suburbane e della morale. Le ore passano e tra momenti di svago e rivelazioni, tra la leggerezza dei vent’anni e il dramma della realtà, i protagonisti abbassano la guardia e si aprono l’uno all’altra. Per entrambi sarà un giorno speciale, che cambierà per sempre le loro vite. Nel bene e nel male.
«L’arco narrativo di una sola giornata mi avrebbe permesso di cogliere qualcosa che si è impossessato del nostro Paese e delle nostre vite, rendendole pesanti e senza tempo». Questa la dichiarazione d’intenti della regista Francesca Comencini, che ancora una volta torna a indagare la società italiana con l’occhio clinico della documentarista (Un altro mondo è possibile, Carlo Giuliani, ragazzo e In fabbrica, per citare alcuni dei suoi lavori) immerso in una fiction, in una fiaba senza lieto fine, una Cenerentola tragica, riconducibile al filone dramedy. E che ancora una volta, dopo Mi piace lavorare (Mobbing) mette sotto la lente d’ingrandimento i meccanismi perversi del mondo del lavoro e della sua più che mai attuale precarietà. La denuncia sociale passa indirettamente, ma in maniera efficace, attraverso i due giovani eroi. Dei quali il pubblico diventa testimone. Nella speranza che il linguaggio cinematografico riesca a toccare le corde, che invece i mezzi di informazione non raggiungono, facendo solo (come si vede nella bella scena d’apertura), solo tanto rumore.
Un giorno speciale debutterà in sala il 4 ottobre 2012.
© RIPRODUZIONE RISERVATA