Venezia 71: Saverio Costanzo, Adam Driver e Alba Rohrwacher presentano al Lido Hungry Hearts
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Venezia 71: Saverio Costanzo, Adam Driver e Alba Rohrwacher presentano al Lido Hungry Hearts

Insane ossessioni materne e scontri coniugali sono alla base di questi "cuori affamati" raccontati dal regista italiano, in concorso alla 71esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia

Venezia 71: Saverio Costanzo, Adam Driver e Alba Rohrwacher presentano al Lido Hungry Hearts

Insane ossessioni materne e scontri coniugali sono alla base di questi "cuori affamati" raccontati dal regista italiano, in concorso alla 71esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia

Basato sul romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso, Saverio Costanzo dirige la “sua” Alba, che nel film interpreta Mina, una madre morbosamente attenta alla salute del figlio nato dal rapporto con Jude (Adam Driver). Lui statunitense, lei italiana, i due si incontrano e innamorano velocemente. Vegana convinta, e ossessionata dalla ricerca della purezza e dell’incontaminazione, Mina metterà a rischio la salute del figlio scontrandosi drammaticamente contro il marito.

Il titolo del film e del libro da cui è tratto non è lo stesso. Da cosa ha preso ispirazione per Hungry Hearts? Forse dal film del 1922 diretto da E. Mason Hopper, o dalla canzone di Bruce Springsteen?

Saverio Costanzo: «Non conoscevo l’omonimo film del 1922 ma la canzone di Bruce Springsteen si, infondo tutte le sue canzoni potrebbero essere dei perfetti titoli di film »

Perchè ha deciso di girare il film in inglese?

SC« credo che la storia fosse più realistica se ambientata in una città come New York. La grande mela, così immensa da far sentire spesso soli, una solitudine e isolamento che ho provato anche io quando ci ho abitato. Rispecchia perfettamente l’isolamento della protagonista ed è una componente fondamentale per raccontare il personaggio di Mina »

Un tema centrale è l’alimentazione, che ne pensa a riguardo?

SC« le tematiche che il film affronta sono molteplici e quello dell’alimentazione è sicuramente una delle più rilevanti. In Italia la cultura del cibo è un’istituzione, cosa che invece spesso non accade negli USA, e questo è un altro motivo per cui non ho ambientato il film in Italia»

 

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