Joel e Ethan Coen, i fratelli più incredibili e decisivi del cinema americano dell’ultimo trentennio, tornano al Lido di Venezia con il film western a episodi targato Netflix The Ballad of Buster Scruggs. Un antologia con protagonisti un cowboy cantante e balordo (Tim Blake Nelson che interpreta il personaggio del titolo: esilarante), un ladro di banche e bestiame (James Franco), uno show teatrale itinerante (a condurlo, insieme a un ragazzo senza gambe e braccia, Liam Neeson), un cercatore d’oro oggetto di raggiri (Tom Waits), una donna in viaggio (Zoe Kazan) e una diligenza claustrofobica (su di essa c’è anche Brendan Gleeson).
«Ci abbiamo lavorato per tanto tempo e siamo su questo progetto – ci dicono a Venezia, dove sono di casa, Joel & Ethan, con la consueta aria annoiata da secchioni che la sanno lunghissima, incline però alla smorfia caustica e alla risata sarcastica proprio come il loro cinema – Queste storie sono state scritte nell’arco di venticinque anni grossomodo. Non sapevamo cosa farci, le mettevamo sempre nel cassetto. La prima l’abbiamo scritta un decennii fa e finalmente abbiamo avuto la possibilità di metterle insieme solo adesso».
Di seguito, dopo la foto di sito realizzata al photocall del film, vi elenchiamo schematicamente tutti i punti toccati dai due registi, che parlano quasi sempre in maniera intercambiabile, completandosi e sovrapponendosi, come un vero e proprio regista a due teste (dopotutto, è il soprannome col quale sono più noti, da sempre…).
Lavorare per Netflix
La versione del film in sei episodi non cambierà, anche quando andrà su Netflix, è stato progettato per essere vista così com’è. In modo molto neutro il nostro approccio è sempre lo stesso, a prescindere da chi deciderà di produrre o distribuire. Le nostre scelte estetiche sono immutabili. Per noi è importante che le persone che vogliono vedere un nostro film al cinema possano farlo, ma Netflix non si dedica solo al mainstream. Più orizzonti ci sono più è salutare per l’industria del cinema meglio è.
Il film a episodi
A noi piacciono tutti le tipologie di film in quanto a durata, anche i corti, non solo il racconto antologico, ma non c’è mercato per i corti. Da ragazzi abbiamo visto in tv le commedie italiane anni ’60 a episodi, anche Boccaccio ’70 di Monicelli e l’episodio di Visconti che c’è rimasto particolarmente impresso. Abbiamo creato questo film perché avevamo queste storie, questi racconti, abbiamo semplicemente deciso di assemblarli. Nessuno fa più questi film, sono così retrò, e allora volevamo farlo noi.
Un flusso naturale
Noi avevamo un’idea molto chiara all’inizio della sequenza in cui si sarebbero dovute trovare le storie, anche se non erano state scritte nell’ordine in cui le vedete. Effettivamente il film attua una progressione, comincia come una commedia e poi si fa sempre più cupo. C’è questa organizzazione e si fa sempre più dark, ma non c’era una ricetta, l’abbiamo fatto per istinto, in quella che ci sembrava la maniera più naturale.
Un western controcorrente
Noi non lo consideravamo nemmeno un western, era qualcosa di molto diverso da Il Grinta e i due film non sono collegati in nessun modo, a livello di ideazione. Era più che altro un modo per guardarci allo specchio, senza necessariamente collimare con il genere. Abbiamo girato in New Mexico, in Nebraska, nelle Montagne Rocciose, abbiamo viaggio molto per trovare la location perfetta, dei paesaggi iconici che potessero rappresentare le diverse storie. Una grande parte del nostro lavoro, e un grande impegno.
Le fonti di ispirazione
Butch Cassidy era più consapevole di quanto non siamo noi. Le persone attribuiscono diversi livelli di ironia a noi, ma invece si tratta soprattutto di entusiasmo da parte nostra verso quei film che magari omaggiamo. C’è molta meno auto-consapevolezza di quello che sembra. Credo che la sensibilità che vi arriva sia semplicemente perché facciamo questi film in questo momento storico, ma per quello che ci riguarda non pensiamo i film in maniera postmoderna.
Tim Blake Nelson sul film
Avevo letto il testo qualche anno fa e credo che quello che noi apprezziamo di più in quello che fanno Joel & Ethan è questo senso molto profondo del linguaggio filmico e della storia del cinema. Credo sia ovvio nel film, non è una mia invenzione, ma l’episodio di Buster Scruggs parla del western di per sé in un momento di transizione. Mi sembrava che ogni cosa, dal punto di vista sia narrativo che estetico, riguardasse la storia del western in questo lavoro.
Tim Blake Nelson sui suoi vecchi amici Joel & Ethan
Joel & Ethan non lo diranno mai, ma quello che è sorprendente, nonché rivelatore di quanto riescono ad essere specifici e precisi i fratelli Coen, è la canzone d’apertura. Io ho lavorato con tanti registi fantastici, ma chiunque, seguendo le indicazioni della produzione, l’avrebbero girata in un unico posto. Loro invece l’hanno girata in tre giorni e tre posti diversi ed è questa meticolosità che fa sì che loro siano così straordinari.
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