A Star is Born, anzi due, a Venezia 75: sono quelle, nel firmamento dello showbiz mondiale non da ieri, di Bradley Cooper e Lady Gaga, sbarcati al Lido per presentare il remake diretto dall’attore di una storia celeberrima, che ha per protagonista femminile propio la popstar e performer di fama planetaria.
Il film è la prima regia di Cooper e la trama è quella di sempre: Jackson Maine (Cooper) è un musicista country e rock alcolista e sicuro di sé, che vede nella cantante Ally (Gaga) uno straordinario talento sul punto di sbocciare e decide così di farle cantare una canzone da lei scritta a un suo concerto, proprio accanto a lui. Il suo talento luminoso esploderà.
«Era la prima volta che facevo un film da protagonista e Ally in quello che fa dà tutta sé stessa: è quello che ho cercato di fare anche io – dice la rivoluzionaria artista, senza ombra di dubbio la più influente performer degli ultimi dieci anni, in conferenza stampa alla Mostra, dove l’attende un red carpet di fuoco con tante fan scatenate pronte a idolatrarla – Nell’ultimo ciak della performance che faccio sul palco del personaggio di Bradley, quando canto al suo fianco per la prima volta, lui si è avvicinato a me e mi ha detto soltanto: divertiti e basta. Questo ho fatto!»
«Mentre filmavamo avevamo l’opportunità di vedere Lady Gaga cantare ogni giorno ed era qualcosa di unico – aggiunge invece Bradley – Mi ha messo subito a mio agio, è calda e affettuosa ed è stato bellissimo vederla insegnarmi delle cose come fosse un mio pari. Ogni volta che iniziavamo a girare mi sembrava di fare qualcosa di nuovo ed è fantastico quando conosci qualcuno esclusivamente come star internazionale e te la ritrovi, in maniera così intima, al tuo fianco.»
«Bradley è un ottimo cantante – asserisce invece Gaga sul collega, la cui voce nel film è veramente eccellente – mi aveva detto che aveva cantato durante il college ma non potevo immaginare fosse così bravo. Gli ho detto subito che la sua voce è fantastica, perché Bradley canta direttamente dal cuore e questo aspetto si percepisce eccome dal personaggio di Jack. C’è stato uno scambio in questo film tra me e Bradley, lui mi ha accettato come artista e io l’ho accettato come artista a mia volta. Tutto quello che è successo nel film dietro le quinte è stato magico e magico è stato farne parte.»
«Quando ho cominciato molti produttori volevano prendere le mie canzoni e darle ad altre artiste più belle – aggiunge ancora l’artista, al secolo Stefani Angelina Germanotta – Suggeriscono sempre come dovresti essere nell’aspetto fisico, io poi ho iniziato con dei ballerini, suonando come pianista, ho visto tantissima gente. Qualsiasi cosa mi chiedessero però io volevo imporre la mia visione personale, non volevo a tutti i costi essere sexy come altre donne. Lo stesso fa Ally in questo film.»
«Il declino malinconico di Jack è tutto dentro di lui e volevo indicarlo a chiare lettere in questo film – dichiara invece Cooper, il cui lavoro sarà di sicuro uno dei massimi protagonisti della prossima notte degli Oscar – Avrebbe potuto continuare a fare spettacoli e avere successo, ma così non è stato. Per quanto mi riguarda la cosa incredibile della fama è l’aspetto sonico: si è davanti a moltissime persone e poi di colpo ci si ritrova soli, dal rumore al silenzio assordante. Anche questa era una cosa che volevo raccontare nel mio film.»
Come artista, Bradley considera imprescindibile innanzitutto due elementi, che ben emergono nel suo film: la fiducia nell’umano, ma anche l’apprendimento della parte di se stessi più autentica. «La cosa migliore da fare secondo me a livello di narrazione e di creazione artistica è fare qualcosa dove impari sempre qualcosa di te. Potrei parlare ore di quello che ho sperimentato in questa esperienza, ma quello che conta è che qualcuno all’inizio ha creduto in me come persona. Si tratta sempre e solo di questo. Se io potessi fare un’altra esperienza con qualcuno che crede in me lo farei subito, ripartirei.»
«Sono stato a un concerto dei Metallica dalla prospettiva del palco, io che sono stato sempre un loro fan e li ho visti molte volte dal vivo – racconta ancora il divo più volte candidato all’Oscar – Vedendoli suonare dal punto di vista della loro batteria ho visto la potenza di questo mestiere, essere su un palcoscenico come rockstar facendo una performance a un concerto è qualcosa di incredibile.»
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Ma da cosa nasce l’idea del film, da cosa muovono i suoi bisogni più profondi? «Dal guardare il mondo da un palcoscenico – secondo Cooper – da quei suoni e colori. A Lady Gaga ho regalato fin da subito dei primi piani nel film, anche quando il suo personaggio non è ancora famoso. Perché a mio modo di vedere Ally è una star anche prima, senza che lei lo sappia.»
La prima del film avviene in Italia, il paese di cui Lady Gaga è originaria, per parte dei suoi genitori. Il papà, Joseph, è un imprenditore statunitense di origini siciliane. «Sono orgogliosa di essere qui, nel paese dei miei cari. La sfida principali in questo film era essere vulnerabile, nuda, senza trucco, come voleva Bradley (si vocifera di un pro vicino di otto ore in cui il regista gliel’ha posta come condizione essenziale, ndr). In questo progetto per me lui è stato un vero ninja.»
«Ha tirato fuori da me quello che non credevo nemmeno di avere – conclude l’autrice di The Fame Monster, Artpop, dell’ultimo, più minimale e intimo album Joanne – proprio come fa Jack con Ally nel film. Lo osservavo sempre, prima di andare in scena: il modo in cui lavora è incredibile.»
Il film, lo ricordiamo, dopo il passaggio veneziano Fuori Concorso arriverà nelle nostre sale il prossimo ottobre.
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