Molti registi hanno un progetto dei sogni. Un film che vogliono realizzare a ogni costo, per dedicarcisi con tutta la loro passione, ma che, per una serie di motivi, sembrano destinati a non poter mai realizzare. Ci sono voluti decenni affinché Michael Mann, uno dei più importanti registi americani (e mondiali) di sempre, potesse finalmente dirigere il suo film incentrato sulla figura di Enzo Ferrari.
Ispirato al libro “Enzo Ferrari: The Man, The Cars, The Races” di Brock Yates, Ferrari doveva inizialmente essere prodotto da Cecchi Gori negli anni Novanta; poi, è andato vicinissimo a essere realizzato quasi dieci anni fa, con Christian Bale nei panni del protagonista. Quando sembrava ormai impossibile che il film vedesse la luce, lo sforzo congiunto della casa di produzione STX e dell’italiana ILBE di Andrea Iervolino e Monika Bacardi ha finalmente permesso a Mann di girare il film, con un cast che vede Adam Driver protagonista assoluto nei panni di Ferrari, Penélope Cruz nei panni di sua moglie Laura, Shailene Woodley in quelli della sua amante Lina e Patrick Dempsey in quelli del pilota Piero Taruffi.
A chi, durante la conferenza stampa del film, gli chiedeva perché raccontare la storia di Enzo Ferrari nel 2023, Mann ha risposto: «La storia di Ferrari è profondamente umana. Il suo personaggio è fortemente dinamico e, più lo raccontiamo, più universali diventano le tematiche della sua storia e il messaggio che a esse vogliamo veicolare. Il film ha la struttura del biopic, ma non ero interessato a una narrazione canonizzata, non volevo dirigere un documentario. Mi interessava riflettere sulla sua esperienza di vita in modo profondo, quasi melodrammatico».
Il film non racconta tutta la vita di Ferrari, ma si concentra su un anno, il 1957, ricco di eventi importanti, sia nella sfera privata che in quella pubblica, per l’imprenditore modenese. «Ho scelto quello specifico anno perché riassume e contiene in sé molti eventi importanti della vita del personaggio. È un momento della sua vita in cui i molti conflitti che si è trovato ad affrontare entrano in rotta di collisione. Da una parte c’è la crisi con la moglie Laura e la loro difficoltà nel gestire la morte di Dino, loro figlio. Dall’altra c’è la storia clandestina con Lina, che gli ha dato un altro bambino. E fuori dalla sfera privata, ci sono i conflitti con la Maserati e il costante desiderio di portare la sua scuderia automobilistica alla vittoria. Molta parte della storia di Ferrari, anche quella futura, e delle persone a lui vicine, si gioca nel corso di quest’anno» ha raccontato il regista.
«Michael è uno dei registi che più ammiro, desideravo da tempo di poter lavorare con lui» ha affermato invece Adam Driver. «Ci siamo conosciuti un anno prima di iniziare la lavorazione del film, dopodiché abbiamo iniziato a lavorare sulla costruzione del personaggio. Un uomo incredibile, percepito in maniera completamente diversa da tutte le persone che lo circondavano poiché molto sfaccettato e complicato. Una persona mossa e motivata dal lutto e dall’ambizione. Ammetto che, prima di inizare a lavorare al progetto, conoscevo poco la figura di Ferrari, ma questa esperienza mi ha portato ad ammirarlo con sincerità» ha aggiunto.
Inevitabilmente, il film presenta diverse scene di corse automobilistiche, alle quali Mann ha voluto lavorare con un approccio diverso dal classico canone hollywoodiano: «In passato ho gareggiato da non professionista – ha raccontato il regista originario di Chicago -, ho provato le sensazioni che prova un pilota. Ci si concentra su un unico obiettivo, la vittoria, il taglio del traguardo, mentre tutto intorno a te svanisce. Nelle scene con i piloti volevo rendere attraverso le immagini il senso di agitazione e tensione provati dal pilota, volevo che lo percepisse anche il pubblico, e per farlo ho rinunciato a uno stile di ripresa elegante e esteticizzante, cercando di rendere le scene più crude e brutali».
«Conoscevo già la storia di Ferrari dal libro da cui è tratto il film – ha confessato l’attore Patrick Dempsey, star la cui celebrità è esplosa grazie a Grey’s Anatomy -. Quando ho letto la sceneggiatura, scritta ormai tanti anni fa da Troy Kennedy Martin, l’ho sinceramente trovata la miglior sceneggiatura incentrata sul mondo dello sport che avessi mai letto. Sono stato io a cercare Michael e sono riuscito a incontrarlo proprio nel contesto di un Gran Premio in Inghilterra. Gli ho confessato che ero a conoscenza del fatto che stesse lavorando al film e mi sono proposto per parteciparvi. Sono felice di avere avuto questa possibilità».
Numerosi gli attori italiani che partecipano al film: da Valentina Bellè a Tommaso Basili, da Lino Musella a Giuseppe Bonifati. In questo ricco cast, spicca Daniela Piperno, che interpreta la madre di Ferrari. «È stato divertente interpretare questa donna d’altri tempi senza peli sulla lingua, talmente cinica e cattiva nei confronti del figlio e di sua moglie da risultare quasi grottesca. Essere diretta da Michael è stato un onore e una gioia, è stato come arrivare ogni giorno sul set e ritrovarsi a ballare con Nureyev».
L’Italia è protagonista assoluta del film, non solo a livello produttivo e attoriale, ma anche come set principale delle riprese, che si sono svolte nei veri luoghi in cui Ferrari ha vissuto: «Insieme ad Adam, per capire meglio la mentalità e la psicologia non solo del protagonista, ma anche della società e del mondo nei quali viveva, ho dovuto svolgere una ricerca approfondita, quasi da antropologo – ha concluso Mann -. Ho capito fin da subito che se avessi voluto ottenere quello che volevo dalla vicenda dei personaggi coinvolti, dovevo capirne non solo l’esperienza ma anche il mondo e la realtà. Le riprese in Italia sono state eccezionali e i luoghi vicini alla storia di Ferrari che abbiamo visitato sono stati fondamentali per ottenere il senso di realismo al quale miravamo».
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