“Non sono al Lido per parlare di politica“: Matteo Garrone non è interessato ad alimentare polemiche o ad accendere discussioni sul problema dei migranti, ma solo a parlare della storia al centro del suo Io Capitano, in concorso all’ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
“Volevo raccontare una delle numerose forme di migrazione che hanno luogo nel mondo – ha continuato il regista romano -, quella che vede protagonisti giovani africani disposti a rischiare la vita pur di scappare alla povertà. Non a una povertà assoluta, ma a una povertà dignitosa, che per loro è troppo lontana da luoghi e realtà che spesso idealizzano, come l’Europa, dove credono di potersi realizzare a livello professionale anche per mandare aiuti economici alle loro famiglie. Questi ragazzi vivono la loro condizione come una grande ingiustizia, chiedendosi perché i loro coetanei provenienti da altre parti del mondo possono andare in vacanza nei loro paesi mentre loro non possono fare altrettanto“.
Il film racconta la storia di Seydou e Moussa, due cugini senegalesi che decidono di lasciare la propria casa per attraversare il deserto, arrivare sulle coste del Nord Africa per poi raggiungere l’Italia via mare. Un viaggio rischioso che li cambierà per sempre. “L’idea di partenza è stata quella di raccontare una specie di controcampo rispetto alla realtà che siamo abituati a vedere quando pensiamo ai migranti. Noi vediamo quotidianamente in TV, sui giornali, su internet, questi barconi arrivare nei mari del nostro paese, dai quali a volte le persone vengono salvate, altre no. Ci siamo così abituati a vedere quelle immagini che tendiamo a dimenticarci che dietro ai numeri che i media ci forniscono ci sono persone con vite, famiglie, sogni e speranze. Ho deciso di posizionare la mia macchina da presa sull’altro lato, in Africa, e di dare una forma visiva a quel viaggio che noi occidentali non percepiamo in tutta la sua brutalità” ha raccontato.
Il viaggio di Seydou e Moussa ha un carattere fortemente archetipico. Garrone ha definito i suoi protagonisti come gli unici portatori di un’epica contemporanea. Il loro attraversamento dell’Africa ha un sapore da Odissea omerica, una storia che ci permette non solo di esplorare le dinamiche delle migrazioni, ma anche gli stati d’animo, dai più positivi a quelli negativi, che provano i giovani migranti. “Il film non si muove soltanto su un livello narrativo realistico, ma anche su uno più fiabesco e di astrazione fantastica. L’Odissea è la storia alla quale abbiamo pensato fin dall’inizio, ma più lavoravamo alla sceneggiatura, più ci rendevamo conto che erano molti i punti in comune anche con la storia che ho raccontato nel mio film precedente, Pinocchio. Tanto Pinocchio quanto Seydou abbandonano un genitore mentendo per ritrovarsi catapultati in un mondo violento e pericoloso. Non mi interessava solo raccontare il viaggio come esperienza fisica, ma anche psicologica; Seydou compie infatti una maturazione che lo vede cambiare drasticamente” ha aggiunto.
La sceneggiatura di Io Capitano, scritta da Garrone con Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini e Andrea Tagliaferri, ha potuto contare sulla consulenza di Mamadou Kouassi: “Anche io ho compiuto il viaggio dei due protagonisti per arrivare in Europa – ha spiegato -. Oltre alla mia, la sceneggiatura si basa sulle testimonianze di altri tre o quattro ragazzi, alle quali abbiamo deciso di restare il più fedeli possibile. La mia speranza è che le persone che vedranno questo film capiscano che un modo per permettere ai migranti di viaggiare in sicurezza, con dei visti regolari, è possibile e che dobbiamo lavorare affinché questo diventi realtà. Non dobbiamo più assistere a tante morti inutili lungo il cammino verso una vita migliore“.
I due giovani protagonisti del film, Seydou Sarr e Moustapha Fall, visibilmente emozionati durante la conferenza stampa, hanno raccontato la loro esperienza sul set con Garrone, sostenendo che girare Io Capitano li abbia fatti crescere come uomini, rendendoli più consapevoli del dolore che i migranti sono costretti a provare.
In conclusione, Paolo Del Brocco di Rai Cinema, lodando il lavoro di Garrone e di tutti i suoi collaboratori, ha sottolineato l’importanza di una scelta storica in merito alla distribuzione del film: “Insieme a Matteo, abbiamo deciso di distribuire Io Capitano nella lingua originale nella quale è stato girato. È la prima volta in assoluto che lo facciamo, ma ci è sembrata una scelta necessaria per mantenere tutta la naturalezza e tutta la potenza di questo film assolutamente straordinario“.
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Foto: Getty Images
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