Vinili, Viagra e Vip. Tre V per tre personaggi sull’orlo di una crisi di nervi, padri separati con mogli e figli a carico in tempi di crisi economica. Stiamo parlando della nuova commedia di Carlo Verdone, nelle sale da venerdì in 650 copie, distribuita dalla Filmauro di De Laurentiis.
Ulisse (Carlo Verdone) è un produttore musicale fallito che si ritrova a vendere vinili da collezionisti in un negozio pieno di cimeli musicali. Vive nel passato, in tutti i sensi, e torna a pensare al futuro solo quando conosce una cardiologa affascinante e un po’ svampita (Micaela Ramazzotti).
Domenico (Marco Giallini) è il titolare di un’agenzia immobiliare con più amanti che idee, che per arrotondare fa pure lo gigolò per attempate signore dell’alta borghesia capitolina (dandosi una mano con le fatidiche pillole azzurre).
Fulvio (Pierfrancesco Favino), infine, è un ex critico cinematografico appena retrocesso alla cronaca rosa per essere finito a letto con la moglie del suo caporedattore, e con un matrimonio in pezzi per la stessa ragione.
Tre anime in pena, col portafoglio pieno solo di debiti, che si ritrovano a dover condividere un appartamento di periferia (dove il cellulare non prende e la metropolitana fa tremare i muri) per sbarcare il lunario.
L’attore e regista romano ha presentato oggi a Milano il suo nuovo film. Di seguito trovate la cronaca di quanto dichiarato in conferenza stampa.
Best Movie: Perché il titolo Posti in Piedi in Paradiso?
Carlo Verdone: Prima di tutto c’era la parola “paradiso”, che volevo fosse nel titolo, ma non sapevo ancora come. L’idea mi è venuta un giorno che ero al cinema con mio figlio e una maschera ha urlato “Posti in piedi!”. Mi sono immaginato questo paradiso pieno di poveri cristi, che nonostante tutte le loro miserie in paradiso ci finiranno in qualche modo, ma hanno talmente tanta sfiga che troveranno solo posti in piedi pure là.
BM: In che modo il tuo film è legato alla contemporaneità?
CV: È un momento di grande fragilità in cui siamo tutti legati con lo scotch, basta vedere come le borse sono legate tra loro: ne va male una, e tutte seguono a ruota. E spesso però le commedie raccontano i momenti drammatici meglio delle commedie.
BM: Ultimamente prediligi i film corali.
CV: In questo momento della mia carriera mi piace impostare i film così. Ho voglia di essere più regista, mettermi in gioco con attori più giovani che mi danno energia e a cui posso dare esperienza. Ho scelto subito Marco Giallini, che nella parte del “cialtrone trascinante” è perfetto, e Micaela Ramazzotti: il suo ruolo è scritto proprio su di lei. Poi ho sentito Paolo (Virzì, il marito della Ramazzotti, NdR) e lui mi ha suggerito di tenerle il capello biondo perche le dà più luminosità, mentre io pensavo di farla castana. Favino invece era strapieno di impegni e quindi ho dovuto aspettare un po per essere sicuro che ci potesse essere nel film.
BM: Come mai la scelta del personaggio di Favino, ovvero un critico cinematografico?
CV: Non volevamo fare il solito personaggio borghese, il solito avvocato, non se ne puo più. E cosi abbiamo pensato al giornalista di cinema, una cosa che non aveva ancora fatto nessuno. C’era pure una scena in più che ho dovuto tagliare in fase di montaggio: lui che cammina con la carrozzina per strada, quando arriva un regista del tipo “100 Autori”, e gli chiede perche ha scritto una certa cosa su di lui, e poi gli da uno schiaffo dicendogli che non ha capito un cazzo, mentre lui fa finta di non ricordarsi di che articolo parla…
BM: Possiamo dire che ormai hai messo da parte le “maschere” che ti hanno reso famoso e amatissimo?
CV: Se io avessi continuato a fare i “personaggi”, quelli di Bianco, Rosso e Verdone e Viaggi di nozze, avrei messo una pietra sopra la mia carriera. Con Grande, Grosso e Verdone credo di avere chiuso con quel tipo di comicità, ora ho piu voglia di usare il fioretto: piccole cose negli sguardi, nei tempi comici. A una certa età ti si chiudono delle porte, ma si spalancano al contempo nuove opportunità: arrivati a questo punto mi piacciono personaggi più quieti, un po’ malinconici.
BM: Nel film c’è molta musica rock del passato, e poca del presente.
CV: Oggi la musica interressante c’è, ma spesso non si trova nei negozi di cd o su ITunes. Devi cercarla su internet, tra le etichette indipendenti, e se ti impegni un po’ la trovi. Certo: in classifica c’è Adele, Adele, Adele e Adele. Che è anche brava, per carità: ma c’è poca creatività, ed è lo specchio di un momento che viviamo tutti, perché non è periodo di ideali, e sono gli ideali che fanno fiorire la musica, la pittura… Della musica che esce oggi ascolto Scott Walker, Brian Eno, magari Kasabian in macchina. Detto questo non ho messo musica moderna perche non c’era spazio, non per una questione di principio.
BM: Questo film l’hai scritto con Michele Plastino, come Io, Loro e Lara.
CV: Il feeling con Pasquale Plastino film dopo film sta diventando sempre piu importante… In questo momento sento che è entrato in pieno nello spirito che desideravo: ha dato un tocco speciale, guarda molto la realtà, mi apre gli occhi sullo sguardo che preferisco, quello sulla quotidianità.