Dick Cheney (Christian Bale), vice-presidente più potente della storia americana, viene considerato da tanti osservatori il “vero numero” della Casa Bianca durante l’amministrazione di George W. Bush: da operaio elettrico del Wyoming col vizio dell’alcol che era, nei lontani anni ’70, l’ascesa di Cheney lo portò a diventare una figura vampiresca e imperturbabile, nascosta a dovere dietro le trame oscure del suo paese. Un gran burattinaio dell’imperialismo USA, responsabile di mosse decisive nello scacchiere bellico internazionale.
Tre anni dopo La grande scommessa, Adam McKay torna ad affrontare di petto l’America e il suo lato oscuro, a sconquassare l’immaginario a stelle e strisce con un film di grandissima ironia, indispettito e feroce come pochi altri biopic realizzati oltreoceano. Dalla crisi economica generata all’esplosione della bolla dei mutui subprime nel 2006, il regista e comedian al servizio di molti film con protagonista Will Ferrell (e altrettanta televisione) è passato all’esplorazione, sarcastica e indispettita, di una figura chiave degli ultimi decenni di politica americana.
Il film è nelle sale dal 3 gennaio, ha ricevuto sei nomination ai Golden Globes che si terranno stanotte (è il candidato con più nomination di quest’edizione) e, in fondo all’articolo, trovate il link per leggere la nostra recensione e scoprire cosa ne pensiamo nel dettaglio.
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